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Il quadro dell’andamento nelle regioni e province italiane nell’indagine del Centro Studi Tagliacarne e di Unioncamere. In sei regioni su venti l’ammontare del reddito disponibile delle famiglie italiane non ha ancora recuperato nel 2021 i valori pre-Covid. Diciotto le province che stanno peggio del 2019.
La dichiarazione
Giorgio Mencaroni, Presidente Camera di Commercio dell’Umbria: “L’Umbria è riuscita nel 2021 a migliorare il reddito disponibile delle famiglie più della media nazionale, mettendo a segno il quinto miglior risultato anche grazie a una forte ripresa del turismo, motore dell’economia definito ‘autonomo’ anche perché permette di introitare risorse dall’esterno, aggiungendo quindi reddito e non solo facendo circolare e diffondere il reddito esistente. Prendendo atto che un trend di declino dell’Umbria anche su questo fronte sembra essersi arrestato, si tratta ora di consolidare tale progresso per portare il reddito disponibile umbro in piena media nazionale e possibilmente sopra. Tema che si è posto con forza nel 2022 e che si porrà anche nel 2023, con un’inflazione molto elevata e con l’aumento dei tassi che, rincarando il costo del denaro e quindi dei mutui a tasso variabile, drena reddito dai portafogli familiari. Senza dimenticare che il 2021 è stato un anno in cui sono stati erogati importanti sostegni diretti alle famiglie che hanno permesso a queste ultime di tenere botta di fronte alla pandemia”.
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L’Umbria recupera sul reddito disponibile delle famiglie consumatrici (ossia il reddito di cui le famiglie possono usufruire, dopo aver adempiuto agli obblighi fiscali, compresi quelli relativi agli oneri sociali): nel 2021, rispetto al 2019 – ultimo anno pre-pandemia, l’Umbria registra un aumento del reddito pro-capite del 3,5% (in valori correnti da 18.772,3 a 19.437,4 euro), contro il +2,6% della media italiana. Si tratta del quinto miglior risultato dopo quelli di Lazio (+5,8%), Sicilia (+4,3%), Basilicata (+4,2%) e Campania (+4,1%) (vedere tabella 1 e grafico).
L’Umbria, fatta 100 la media nazionale del reddito pro-capite delle famiglie consumatrici (vedere tabella 2) sale da un indice 97,4 nel 2019 a 98,4 nel 2021. In sostanza, il recupero non consente alla regione di agganciare in pieno la media italiana, ma di arrivarle a ridosso certamente sì. A livello di province, la crescita del reddito disponibile è maggiore in quella di Terni (+3,8%, 22esimo incremento tra le 107 province italiane) rispetto a Perugia (+2%, 41esima posizione). Il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici in provincia di Perugia (19.782,3 euro nel 2021) resta comunque superiore – del 6,9% - a quello in provincia di Terni (18.424,3).
A livello di reddito complessivo delle famiglie (non quindi del reddito pro capite), che rileva pertanto anche fattori come l’aumento o la diminuzione della popolazione, l’Umbria registra un incremento di reddito corrente (al netto dell’inflazione 2019-2021, che si è attestata a 1,6%) del 2,4%, superiore a +1,5% della media nazionale e quarto miglior risultato in Italia.
Il quadro emerge dall’indagine del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. Va evidenziato che il reddito disponibile rappresenta una misura della capacità di spesa della popolazione residente.
Il quadro delle regioni italiane
A livello di reddito disponibile complessivo, afferma l’indagine Tagliacarne-Unioncamere, “In sei regioni su 20 l’ammontare del reddito disponibile delle famiglie italiane non ha ancora recuperato nel 2021 i valori pre-Covid. A fronte di un aumento generale a livello nazionale dell’1,5% nel biennio 2021-2019, a ritrovarsi ancora con una perdita rispetto al 2019 sono in particolare le famiglie di Valle d'Aosta (-3,9%), Abruzzo (-2,2%), Molise (-1,5%), Trentino Alto Adige (-1,5%), Marche (-1,4%) e Piemonte (-0,2%). Mentre a livello provinciale a fare più fatica di prima a quadrare i conti sono gli abitanti di Venezia (-5,1%), Rimini (-4,5%), Fermo (-4,5%), L’Aquila (-4,5%) e nuovamente Aosta (-3,9%). Sul lato opposto, invece, a poter contare su maggiori entrate per le famiglie sono in particolare gli abitanti di Lazio, Lombardia, Sicilia e Umbria (Lazio, Sicilia, Basilicata, Campania e Umbria se si guarda invece all’andamento del reddito pro-capite e non a quello complessivo, ndr). Quanto alle province, gli incrementi più elevati si registrano soprattutto a Rieti (+9,8%), Latina (+9,0%), Caserta (+7,9%), Viterbo (+7,5%) e Grosseto (+7,4%). Ma in termini assoluti è Milano a guidare la classifica per reddito pro-capite nel 2021: con 33mila 317 euro a testa i cittadini meneghini mostrano una disponibilità di portafoglio superiore del 68,6% a quella della media degli italiani. Mentre Enna è la provincia meno ricca d’Italia.”.
La dichiarazione del Presidente di Unioncamere
“Questi dati - evidenzia il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete - dimostrano che le famiglie sono state meno colpite delle imprese dalla crisi pandemica anche grazie alle politiche di sostegno attivo messe in campo dai diversi governi, registrando un aumento dell’1,5% del reddito disponibile familiare a fronte di un calo dello 0,8% Prodotto Interno Lordo (Pil) nel Paese tra il 2021 e il 2019. Preoccupa però la situazione del Mezzogiorno, che vede ben 22 province con un reddito disponibile pro-capite nel 2021 inferiore di oltre il 25% alla media nazionale”.
Quasi un terzo del reddito delle famiglie si concentra in Lombardia e Lazio, ma il Trentino Alto Adige è al top per reddito pro capite
Nel 2021 la Lombardia concentra il 20,3% del reddito complessivo degli italiani, seguita da Lazio (10,4%) ed Emilia Romagna (8,9%). Ma, guardando alla classifica dei valori pro capite, sempre nel 2021 è il Trentino Alto Adige - con 24mila 036 euro- a conquistare il primo posto confermando la posizione già acquisita nel biennio precedente, mentre la Lombardia con 23mila 749 euro si posiziona seconda rinsaldando la posizione del 2020 sull’Emilia Romagna, che scende al terzo posto con 23mila 336 euro.
Capacità di spesa: al Sud il reddito è del 25% in meno rispetto alla media degli italiani
Nel biennio tutte le macro aree hanno superato i livelli di reddito disponibile pro capite antecedente alla crisi pandemica, ma con diverse velocità. In particolare, il Nord-Est registra la crescita più bassa (+0,4% rispetto alla media nazionale dell’1,5%), il Centro Italia segna un +2,9% con una Italia Nord-Occidentale che rileva un incremento del +1,6% e il Mezzogiorno che aumenta dell’1,2%. Nonostante una variazione sostanzialmente allineata alla media italiana, nel 2021 il reddito disponibile pro capite meridionale è ancora di circa il 25% inferiore al dato medio italiano, pur facendo registrare un lieve miglioramento (0,3 punti) rispetto al livello del 2019.
Diciotto province stanno peggio del 2019
Sono in tutto 18 le province per le quali il recupero nel biennio 2019–2021 in termini di reddito pro capite non si è compiuto. Se Prato e Rimini sono al di sotto del dato 2019 rispettivamente del 5,9% e del 4,7%, accompagnate però da crescita o stabilità della popolazione (come nel caso di Firenze), per altre province la riduzione riscontrata (superiore al 2%) si accompagna anche a una contrazione della popolazione, come nel caso di Venezia, Fermo, Aosta, l’Aquila, Teramo e Pescara, aspetto che denota un maggior deterioramento dell’indice.