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Il messaggio: Per coniugare l’Umbria al futuro la regione non deve rinnegare se stessa, la sua storia, le sue tradizioni, le sue vocazioni produttive e di coesione sociale. Perché l’innovazione non si fa cambiando pelle, ma cambiando sguardo. C’è voglia di ‘reconquista’.
Gli interventi di Andrea Romizi, Stefania Stefanelli, Valerio De Cesaris, Giorgio Mencaroni, Andrea Prete, Mario Pozza, Lorenzo Tagliavanti, Brunello Cucinelli, Roberto Morroni, Paolo Taticchi, Eugenio Guarducci, Andrea Margaritelli, Luca Mattioni, Alessio Damiani, Dominga Cotarella, Giovanni Musella , Patrizia Dalmasso, Annamaria Andretta, Massimo Allegri, Alberto Carlo Milani.
Per coniugare l’Umbria al futuro la regione non deve rinnegare se stessa, la sua storia, le sue tradizioni, le sue vocazioni produttive e di coesione sociale. Perché l’innovazione non si fa cambiando pelle, ma cambiando sguardo. Si può essere innovativi, o ‘disruptive’ come dicono gli anglosassoni, anche nei cosiddetti settori maturi, se si riempiono di nuovi contenuti, di apertura al nuovo e non di chiusura, se si riesce a far prevalere la cooperazione rispetto alla competizione smodata che non si fa sistema. E poi non piangiamoci troppo addosso: siamo migliori di quello che spesso pensiamo e abbiamo in mano carte importanti che dobbiamo, questo sì, saper giocare al meglio. Perché l’Italia è pur sempre l’ottavo Paese al mondo per volume di Pil (Prodotto interno lordo), vanta corpi sociali intermedi che, pur indeboliti, tengono la coesione sociale e rappresentano un bene prezioso, e può contare su un welfare che altri Paesi non hanno. E vanta, da una decina d’anni, di un avanzo commerciale annuo che in media è stato di 43 miliardi di euro, con le esportazioni che nel 2022 dovrebbero arrivare a 600 miliardi di euro, in crescita di oltre il 10% sul 2021, anno che a sua volta era cresciuto di quasi il 19% rispetto al 2020, superando i livelli pre-pandemia. E sull’export l’Umbria ha fatto ancora meglio dell’Italia, mettendo a segno +24% circa nel 2021 (prima per crescita delle esportazioni tra le regioni del Centro) e +8,5% nel primo trimestre 2022, ancora una volta sopra il dato nazionale.
È stato all’insegna dell’ottimismo, e della voglia di ‘reconquista’ dopo un ventennio di bassissima crescita, il convegno “Coniugare l’Umbria al futuro. Coesione, innovazione e competenze per il futuro del Made in Italy sui mercati internazionali”, nell’ambito della sessione pubblica – che si è svolta stamattina lunedì 10 ottobre a Perugia alla Sala dei Notari - della 31esima Convention mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’estero. Un ottimismo non ingenuo o provinciale, ma realista e accorto, con gli interventi - numerosi e tutti molto interessanti – che sono scesi sul concreto, sui nodi da sciogliere, sui limiti da superare.
Il ‘la’ – dopo l’inno d’Italia cantato dal coro dell’Università di Perugia - lo ha dato subito il sindaco Andrea Romizi, nel suo intervento di benvenuto: “Siete importantissimi – ha detto rivolto ai delegati delle Camere di Commercio Italiane all’estero - perché aiutate le nostre imprese ad affermarsi nei mercati esteri, ma anche per il fondamentale contributo informativo che ci offrite per affrontare al meglio una stagione complessa. Un periodo che impone lucidità e sinergie rafforzate e che possiamo vivere con fiducia dando ciascuno un contributo a tutela di valori non solo economici, ma anche umani e sociali”.
Cooperazione, apertura, sinergia e internazionalizzazione anche nell’intervento della Professoressa Stefania Stefanelli, Delegata all’internazionalizzazione e alla cooperazione internazionale dell’Università degli Studi di Perugia, che ha anche portato l’esempio concreto del progetto “Improve your Talent”, frutto del lavoro comune tra Università degli Studi di Perugia, Assocamerestero e Camera di Commercio dell’Umbria, finalizzato a favorire esperienze di tirocinio per gli studenti universitari presso le sedi delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Sulla stessa linea il Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Valerio De Cesaris, che ha ribadito come l’internazionalizzazione sia nel dna della Stranieri d evidenziato l’ottima collaborazione con il Sistema Camerale.
L’intervento del Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, che ieri peraltro è stato eletto nel Consiglio Generale di Assocamerestero, è stato una sorta di diktat: o si agisce come sistema, “flessibile nelle sue articolazioni” ma che guardi all’obiettivo di una crescente internazionalizzazione come obiettivo prioritario, o si perde un’occasione storica. “Le imprese umbre - ha scandito Mencaroni - con la loro resilienza durante la fase acuta del Covid e con lo sprint che hanno mostrato sul fronte della crescita dell’export hanno mandato un grande segnale. È il frutto del grande lavoro fatto negli anni scorsi e che in Umbria ha visto in prima fila la Camera di Commercio in stretto raccordo con tutto il Sistema Camerale. Ora, nonostante le difficoltà contingenti, molto serie, si respira un’altra aria. Non possiamo mancare e non mancheremo ai nostri impegni di player dell’internazionalizzazione nella regione, in raccordo con tutti i soggetti in campo, istituzionali e non. La mission deve essere quella di allargare la platea delle aziende internazionalizzate che non possono essere solo le grandi e le medie, ma anche le piccole e oggi perfino le micro. Ci sono grandi spazi e nicchie di mercati internazionali su cui dobbiamo e possiamo esprimere concretamente grandi potenzialità”.
Il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha messo l’accento sul fatto che “Uno dei fattori chiave perché il Made in Italy continui il suo cammino di crescita sui mercati internazionali è che le nostre imprese abbiano a disposizione le competenze professionali in grado di sostenerne la capacità innovativa e competitiva. Le analisi del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal prevedono che, tra il 2022 e il 2026, il fabbisogno occupazionale riguarderà per il 50% personale con competenze digitali, per oltre il 60% personale con competenze green. Ma, se guardiamo ai dati dello scorso anno, ci rendiamo conto che un profilo professionale su tre è difficile da trovare. Sciogliere questo nodo è complicato, implica un miglior allineamento della formazione con il mondo del lavoro e un forte orientamento dei giovani. E’ fondamentale scioglierlo per assicurare quel capitale umano competente e capace di mantenere la propensione alla qualità e alla creatività che contraddistingue il Made in Italy”.
Lorenzo Tagliavanti, Presidente di Infocamere, ha messo in evidenza “la trasparenza del sistema italiano grazie al Registro delle Imprese, tenuto dalle Camere di Commercio, che offre garanzie sulla reale consistenza e situazione delle aziende. Un sistema che dobbiamo spingere perché sia adottato anche all’estero, dove in molti Paesi manca, così che venga fornita alle imprese italiane quella garanzia che viene fornita in Italia. Un tema, quello del Registro delle Imprese e di ciò che esso rappresenta, sul quale l’Italia fa davvero scuola”.
E una chiamata a raccolta è arrivata dal neo presidente di Assocamerestero, Mario Pozza, eletto ieri durante la seconda giornata della Convention Mondiale: “L’Italia ha tutto, ma proprio tutto, per imporsi sui mercati internazionali, tanto che si dice che il mondo dell’export di qualità si divide in due categorie: di quelli che sono italiani e di quelli che vorrebbero esserlo. Assocamerestero è una splendida realtà di riferimento sia delle imprese che sono internazionalizzate sia di quelle che vogliono internazionalizzarsi, correlata con tutto il Sistema Camerale e aperta a impegni comuni, collaborazioni e sinergie. I 600 miliardi di euro di export che raggiungeremo quest’anno deve essere un nuovo trampolino di lancio, non un punto d’arrivo”.
Il panel di discussione
Nel panel di discussione “L’Umbria incontra il mondo: imprese e territorio di fronte alle nuove sfide dei mercati”, due i momenti clou. Gli interventi del Cavaliere del Lavoro Brunello Cucinelli e del Professor Paolo Taticchi.
Cucinelli ha invitato a scacciare l’idea di una crisi permanente, perché non veritiera, e sollecitato a guardare i tanti aspetti positivi. A cominciare dal fatto che l’Italia vanta un welfare tra i più importanti del mondo, che “ha permesso durante la pandemia alle imprese di non licenziare, mantenendo quindi integra la base produttiva – a differenza di Paesi con un welfare più debole dove si è licenziato e che sono stati più lenti di noi nella fase di ripartenza perché si sono trovati con una base produttiva disarticolata - cosa che si è vista quando l’economia è ripartita. Abbiamo realizzato un grosso aumento del Pil, superando i livelli pre-pandemia, e siamo volati nell’export. Il tasso di disoccupazione si è ridotto di oltre tre punti percentuali. Certo che ci sono difficoltà, ma non fasciamoci la testa, perché possiamo essere protagonisti, se guardiamo avanti, non solo una fase di crescita economica, ma anche sociale e umana. Perché se la crescita non è sociale, umana, culturale, se non libera la creatività e garantisce una buona vita, è una crescita malata. E, tra i problemi che dobbiamo superare, segnalo sia quello dell’aumento delle retribuzioni, sia quello di un approccio diverso al lavoro: si può lavorare meno, restando più concentrati, e ormai le esperienze ci dicono che un lavoratore meglio trattato, meno affaticato, quindi più creativo, dà una spinta in avanti importante alla produttività”.
Il Professor Paolo Taticchi, Ordinario di Strategia e Sostenibilità aziendale & Vice Preside, University College London, School of Management, ha toccato vari temi di grande interessa, affermando tra l’altro che, come ormai dimostrato, non si può parlare di settori maturi come destinati irrimediabilmente a un calo di produttività, perché in molti settori maturi si sono verificati e si verificano iniziative ‘disruptive’ di grande interesse, trainate spesso da start-up, che con la creatività e l’innovazione danno nuova vita a questi settori, rivitalizzandoli e rendendoli protagonisti dello sviluppo. Non a caso un personaggio come Elon Musk “ha dato vita ad iniziative ‘disruptive’ di grande successo in settori considerati maturi, come ad esempio l’Automotive e non solo”.
La tavola rotonda
Alla tavola rotonda, dal titolo “La collaborazione tra imprese umbre e Camere di Commercio Italiane all’Estero per un mondo più sostenibile, hanno partecipato gli imprenditori umbri Eugenio Guarducci (Eurochocolate), Andrea Margaritelli (Listone Giordano), Luca Mattioni (Fertitecnica Colfiorito), Alessio Damiani (E-mobility Network), Dominga Cotarella, (Famiglia Cotarella) e cinque presidenti di CCIE: Giovanni Musella (CCIEdi Guatemala), Patrizia Dalmasso (CCIE di Nizza), Annamaria Andretta (CCIE di Moncao di Baviera), Massimo Allegri (CCIE di Tokyo) e Alberto Carlo Milani (CCIE di New York).
Ne è venuto fuori un dibattito molto vivace, che ha messo in evidenza l’essenzialità della collaborazione tra imprese umbre e le Camere di Commercio Italiane all’Estero, individuando opportunità e avanzando sollecitazioni e suggerimenti. Al centro la scelta ineludibile della Sostenibilità a 360 gradi (ambientale, economica e sociale) per una nuova e diversa fase di crescita, più resiliente, solida e che miri alla coesione sociale.
Le conclusioni
Le conclusioni sono state tirate dal Vice Presidente della Regione dell’Umbria, Roberto Morroni, che ha presentato i capisaldi dell’azione regionale su tutta una serie di argomenti, mettendone in evidenza il cambio di passo e la concretezza operativa, ribadendo come la collaborazione con il Sistema Camerale sia piena e fattiva, “come dimostrano i fatti”. E su questa strada occorre procedere e accelerare, dando contenuti nuovi a settori vecchi, sposando digitalizzazione e sostenibilità, e facendo anche cose nuove. “Una sfida – ha concluso Morroni – che dopo 20 anni di declino l’Umbria non può perdere. E il clima di oggi in questo convegno, così vibrante, mi dice che si è già aperta una pagina nuova nella storia economica e sociale della nostra regione”.