Turismo religioso sì, e sempre più ecosostenibile. Perché l’obiettivo principale è il rispetto della natura. È quanto emerge dal sondaggio pubblicato dal sito ospitalitareligiosa.it, realizzato in occasione di due ricorrenze: la 18a edizione della Giornata per la custodia del creato, che si celebra il 1° settembre, e la 44a edizione della Giornata mondiale del turismo, dedicata quest’anno a “Turismo e investimenti verdi”, che si ricorda il 27 settembre. Due date che vanno nella stessa direzione, e per questo l’Associazione ospitalità religiosa italiana ha interpellato i gestori delle strutture ricettive di matrice religiosa e no-profit, che rappresentano in Italia circa 250.000 posti letto.

L’Umbria, terra di santi, è metà di turismo religioso e - sul portale leader di questo segmento - conta 69 strutture per un totale di 4.669 posti letto. La padrona dell’ospitalità religiosa non poteva non essere la città del Poverello, con 30 realtà, tra case di accoglienza, preghiera, parrocchiale e di comunità, istituti religiosi, monasteri, hotel, oasi, domus, per un totale di 2.095 posti letto.

Cinquecentonovantasei poi i posti disponibili nella città del beato Jacopone da Todi, 570 quelli della città di santa Rita con i suoi due hotel. Sette i luoghi presenti nel capoluogo umbro per un totale di 324 posti letto, 175 a Nocera Umbra. Nel Ternano, capofila dell’ospitalità è Orvieto con tre strutture ricettive pronte a ospitare 152 persone; a Magione 120, 110 a Gubbio, Amelia con 80 posti letto in due realtà ricettive, a Città di Castello sono 75, 72 quelli di Costacciaro grazie a due ostelli, 60 sia nella città del Festival dei Due mondi che a Valfabbrica. A Bettona, invece, 50 ospiti possono soggiornare in una casa di spiritualità, 36 sono i posti disponibili nell’ostello di Città della Pieve, 25 nella casa di Bevagna, 24 in quella di Foligno, 18 quelli di Montefranco (Tr), 16 a Monte Santa Maria Tiberina, 7 a Massa Martana e 4 a Piediluco. Dalla ricerca nazionale emerge come l’80% delle strutture ricettive effettui la raccolta differenziata anche degli ospiti, con un incremento dell’1% all’anno nell’ultimo decennio.

I detergenti ecologici vengono usati sempre o quasi sempre nel 57% delle strutture, con un notevole balzo in avanti di 14 punti percentuali dal 2015 a oggi. Nello stesso periodo poi le strutture che usano sistemi automatici di risparmio dell’energia sono passate dall’85 al 91%. Quelle che utilizzano energia prodotta in proprio rappresentano il 26%, a cui si aggiunge un altro 27% che intende dotarsene il prima possibile. Si registra, inoltre, un incremento anche per la presenza di cibi biologici, usati sempre o spesso nel 43% delle cucine. Nella metà di queste strutture si consumano abitualmente alimenti a chilometro zero. Nell’uso delle posaterie e piatti c’è stato il passaggio definitivo del monouso dalla plastica al compostabile, ma resta stabile il 91% dei gestori che preferisce metallo e porcellana da rilavare.

Quasi tutti i gestori, il 94%, ammettono che si potrebbe fare di più nell’ambito della eco-sostenibilità, ma la gran parte lamenta i costi per gli adeguamenti strutturali. Per Fabio Rocchi, presidente dell’associazione: “È il segnale da dare al mondo del turismo su come sia possibile coniugare etica e accoglienza, coinvolgendo gli ospiti”.


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