L'Umbria incanta e conquista al primo sguardo, eppure nasconde tesori che vanno ben oltre la superficie. Città e borghi sono cresciuti, secolo dopo secolo, strato su strato, spesso adagiati sui colli, oppure in cima ad alte rupi dalle quali si innalzano fieri e maestosi, quasi a voler toccare il cielo. Per raggiungere i principali centri abitati bisogna dunque arrampicarsi alla conquista della vetta, ma grazie a questa particolare conformazione la visita può cominciare in modo del tutto inusuale e sorprendente. Per esempio calandosi come esperti speleologi tra i cunicoli sotterranei che uniscono il ventre e il cuore della regione, facendola pulsare della bellezza artistica e naturale che tutti possiamo ammirare.

Nei sotterranei di Orvieto e tra le righe del suo miglior libro

Orvieto è il perfetto esempio di centro umbro che si sviluppa tanto alla luce del sole, quanto all’interno di buie cavità. L’area fu popolata per prima dagli etruschi, che sull’alta rupe di origine vulcanica fondarono e plasmarono la loro Velzna. Le tracce lasciate dal più misterioso e affascinante tra i popoli italici sono perfettamente visibili nel sottosuolo bucato da migliaia di cunicoli che conservano le memorie tramandate nelle diverse epoche da chiunque vi abbia cercato protezione, vissuto, costruito un pozzo, allevato colombi, conservato vino e salumi. Oggi questo mondo sotterraneo è visitabile grazie al tour Orvieto Underground: il modo più inusuale e affascinante per iniziare a conoscere la città.

Un altro luogo che permette di scoprire Orvieto direttamente dal suo ventre è il Pozzo di San Patrizio. Bisogna scendere 247 gradini per toccarne il fondo, mentre per la risalita il conteggio arriva a 248: la struttura cinquecentesca è un capolavoro d’ingegneria costituito da due rampe di scale autonome studiate in modo che chi scende non incontra mai chi sale. La visita può dunque essere svolta senza troppo affollamento e permette di entrare in contatto con i segreti e la solitudine del sottosuolo. Una volta riconquistata la superficie, il tour prosegue attraverso i tortuosi vicoli del centro, fino a interrompersi al cospetto dell’immensa mole del Duomo di Orvieto: ci vollero 30 anni per progettarlo e altri 300 per costruirlo, a partire dal 1290. La facciata è un enorme libro in cui perdersi tra i dettagli di ogni figura, mentre l’interno custodisce diversi capolavori, tra cui gli affreschi del Giudizio Universale: un progetto del Beato Angelico portato a termine da Luca Signorelli, artista di cui nel 2023 ricorrono i 500 anni dalla morte, proprio come per il Perugino.

Narni e Amelia: due perle dell’Umbria meridionale

Anche Narni ha nascosto per secoli un tesoro prezioso, riscoperto nel 1979 da un gruppo di adolescenti e appassionati speleologi, che si calarono in un misterioso buco e qui trovarono l’inaspettato: una chiesa ipogea e numerosi altri ambienti che hanno riscritto la storia del borgo. Ma Narni Sotterranea offre esperienze anche per i più piccoli: Lacus – NarniAdventures è un parco avventura creato nella cisterna sotto la fontana di piazza Garibaldi. Chi, invece, preferisce rimanere in superficie, potrà ammirare il suggestivo panorama sulle Gole del Nera, o rimanere incantato di fronte all’Incoronazione della Vergine di Narni del Ghirlandaio conservata al Museo Eroli.

A poca distanza, anche Amelia ha i suoi segreti sotterranei: in questo caso le cisterne romane in cui ci si può calare osservando tutta l’ingegnosità dei suoi creatori, mentre gli archeologi sanno che da queste parti dalla terra emergono regolarmente antiche testimonianze. I ritrovamenti più significativi sono esposti al Museo Archeologico di Amelia dove spicca, tra gli altri, l’elegante e fiera statua bronzea rinvenuta nel 1963. Si tratta di Germanico, famoso generale romano e padre del futuro imperatore Caligola. Non stupisce che il borgo conservi così tanti reperti perché la sua importanza storica deriva dalla Via Amerina, a cui la stessa Amelia – all’origine Ameria – ha dato il nome. Si trattava di un’arteria che collegava Roma a Perugia tramite Amelia, per poi proseguire verso nord fino a Chiusi. Ancora oggi si possono osservare alcuni tratti della strada, ma la migliore via da seguire è qui l’istinto. Perdendosi tra i vicoli del centro storico, uno dei più estesi dell’Umbria, si possono scovare altri tesori, come giardini segreti, angoli pittoreschi e meravigliosi scorci sul paesaggio circostante.



I paesaggi del Perugino: il Lago Trasimeno

Chi preferisce i colori struggenti dei tramonti sull’acqua e le vedute panoramiche tra il verde e l’azzurro, non può perdersi il paesaggio ideale dipinto da Pietro Vannucci, universalmente conosciuto come il Perugino, maestro del Rinascimento.

Città della Pieve, luogo di nascita del pittore, si prepara a celebrare insieme a Perugia il ricordo del suo illustre concittadino a 500 anni dalla morte. Questo territorio al confine tra Umbria e Toscana è rimasto pressoché identico nei secoli e all’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi se ne ha la prova. Qui è custodita una delle opere più significative del Perugino: l’Adorazione dei Magi, una finestra aperta sul paesaggio umbro, un invito per ciascun spettatore a entrare in questo mondo tanto realistico quanto ideale.

Le terre intorno al Trasimeno custodiscono diversi capolavori lasciati dal maestro e da uno dei suoi illustri allievi: Raffaello. Per osservarli entrambi basterà seguire la strada che porta a Panicale, tranquillo borgo con magnifica vista sul lago, una tradizione legata al ricamo del tulle e un teatro che è un piccolo gioiello incastonato tra le dolci colline umbre. Nella Chiesa di San Sebastiano, il Perugino dipinse nel 1505 un Martirio di San Sebastiano dall’atmosfera quasi sognante. Recentemente attribuita a un giovane Raffaello è, invece, la Madonna con bambino tra angeli musicanti, affresco trasferito per ragioni conservative da un’altra chiesa di Panicale, ma qui perfetto per comprendere l’evoluzione della scuola del Perugino: “Il meglio mastro d’Italia”, come il titolo della mostra visitabile dal 4 marzo all’11 giugno 2023 alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.

Perugia: dove arte, storia e sapori vanno di pari passo

Ed è proprio a Perugia, il cuore pulsante della regione, che si conclude il tour alla scoperta dell’Umbria più sincera e autentica, proprio come la sua cucina. Saporiti e sostanziosi, i piatti locali racchiudono l’essenza umbra: poco contaminata dalla modernità, fatta di ingredienti locali e genuini, pervasa di una sacralità che qui si ritrova ovunque, anche nell’enogastronomia.

Il capoluogo di regione è in grado di offrire uno spaccato molto fedele di tutta l’Umbria: si conquista lentamente passando dentro o fuori il colle su cui sorge e racchiude secoli d’arte e di storia senza, però, dimenticarsi dell’attualità. Perugia è tra le città italiane culturalmente più ricche e stimolanti: basti pensare a eventi come l’Umbria Jazz, che nel 2023 festeggerà la sua cinquantesima edizione, o al Festival Internazionale del Giornalismo.

Chi, infine, è alla ricerca di un’esperienza sui percorsi meno battuti dai turisti che visitano la città, può spingersi ai margini meridionali di Borgo XX Giugno, per far visita al complesso monumentale di San Pietro. Oggi sede della Facoltà di Agraria – e da questa custodito insieme alla Rocca di Casilina nell’omonima frazione del comune di Deruta, e alla Rocca di Sant’Apollinare nei pressi del paese di Spina (Marsciano) - il complesso emana un fascino millenario grazie alla sua basilica e l’alto campanile che disegna il profilo perugino, oltre a tre chiostri, l’orto medievale, una biblioteca e un archivio storico. Di particolare interesse è la basilica, ancora ricchissima di tesori, tra cui opere di Perugino e Vasari, nonché una gigantesca e misteriosa tela, il Trionfo dell’Ordine Benedettino,

dipinta nel 1592 da Antonio Vassilacchi detto l’Aliense. Come dice il titolo, l’opera celebra l’ordine fondato dal Santo di Norcia, ma facendo qualche passo indietro, la visione d’insieme rivela una figura demoniaca. Ancora una volta l’Umbria insegna a non fermarsi alla superficie delle cose.


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