La mano tenace di suo padre Luigi, fabbro da sempre, e prima ancora quella del nonno Giovanni sono state da stimolo nel tramandare un mestiere secondo la tradizione. Forgiare quel metallo, dargli forma, ma soprattutto donargli un’anima innovando. Il piacere della creatività e la passione per il bello hanno fatto il resto. Luca Peppoloni, terza generazione di una famiglia di artigiani, ha scelto con il tempo di personalizzare il suo lavoro, diventando artista del ferro. Le calde geometrie scomposte e arrugginite delle sue sculture profumano di nostalgia e di storia. Il legame forte con il territorio e con le tradizioni della sua terra, l’Umbria, è stato sempre alla base, rafforzandosi mano a mano. L’identità di Luca Peppoloni è ben definita: quel genius loci che è un valore aggiunto in ogni scultura. Tutto è iniziato nei primi anni novanta con un negozio nel centro storico della sua Spello, borgo tra i più belli d’Italia, con oggetti d’arredo forgiati ad arte. La ricostruzione edilizia post terremoto del 1997 lo porta poi a specializzarsi nella produzione di letti in ferro battuto per casolari, strutture ricettive, residenze d’epoca e palazzi storici, scegliendo linee moderne ed essenziali.

Ma il suo percorso artistico non lo abbandona, anzi, diventa dal 2013 la sua qualità. Oggi “L'Officina” di Luca produce oggettistica d’arte per interni ed esterni che si inseriscono bene in ogni tipo di ambiente, classico o contemporaneo. “La ricerca personale di nuove forme e linguaggi mi ha portato a ‘pulire’ gli oggetti in ferro, rinunciando alle leziosità barocche tipiche dei fabbri – spiega Luca – La mia storia è fatta di sassi del fiume Chiona, di fiori del Subasio e ferri etruschi. Mi piace fare opere che raccontino questa storia con i segni del tempo passato come fossero reperti o relitti marini”. L’artigianato si fa arte con Luca. I suoi riferimenti stilistici sono Burri per l’uso della materia e Giacometti per le forme allungate. Gli ambiti dei soggetti sono il mare, la terra e l’uomo. Dal ferro prendono vita pesci, cavallucci marini, balene, cavalli, gatti, elefanti, fiori, foglie. Ma anche olivi e grappoli d’uva omaggio ai due prodotti principali del territorio umbro, l’olio e il vino. Lui e lei sono invece la sua interpretazione della figura umana: stilizzati e allungati in forme diverse. Tra le ultime creazioni il ragno, nato dalla richiesta specifica di un cliente. Ha fatto la sua comparsa scenografica anche alle torri di Properzio di Spello.

Luca realizza, infatti, opere site-specific da esterno di varie dimensioni sia per esposizioni temporanee in borghi storici o in spazi verdi che per abitazioni private. Negli ultimi anni ha iniziato anche la ricerca sul colore, soprattutto per i soggetti marini. Il metodo scelto è stato il craquelé, quella verniciatura con un fitto reticolo di screpolature che richiama un po’ il cretto di Burri. “Ho voluto dare alle mie opere una chiave di lettura umbro-etrusca. C’è sempre più desiderio, oggi, di ritrovare la nostra storia più vera. Essere artista è un atteggiamento mentale che ti porta alla continua ricerca del perché delle cose. Così come la ruggine è la memoria del ferro, anche il cretto consente di andare oltre la superficie della materia e scavare nella memoria dell’opera. Un processo creativo che scolpisce il ferro e lascia che il colore penetri in ogni fessura per diventare protagonista dell’opera”. Battere il ferro finché è caldo.

Luca Peppoloni ha fatto tesoro della tecnica acquisita con rara sensibilità e l’ha applicata ad un campo non certo seriale. Opere scultoree, ma anche sedie, tavoli, letti, orologi. Accanto al laboratorio a Spello si può visitare il centro espositivo, ma le sue produzioni sono in bella mostra in negozi di arredo e interior design a Milano, Genova, Padova e Lugano. C’è tutto nelle opere di Luca Peppoloni: ferro battuto, corrosione, senso del tempo e soprattutto memoria. Aprono a scenari fatti di spazi dilatati, poesia, natura e silenzio.



Questa pagina ti è stata utile?