L'Umbria vinicola spinge anche il turismo
di Giampiero Castellotti
L’Umbria, unica regione dell’Italia centromeridionale che non s’affaccia sul mare, anche per questa caratteristica di paesaggio dominato per tre quarti da dolci colline e per la parte rimanente dalle montagne rappresenta un modello virtuoso per le zone dell’entroterra appenninico delle regioni confinanti e del Mezzogiorno. In particolare viene presa ad esempio per la capacità di valorizzazione del territorio e delle sue produzioni d’eccellenza, in primis vino e olio, a cui corrisponde un radicato inserimento nei maggiori flussi turistici nazionali e internazionali. Il fascino indiscusso dei suoi paesaggi ha proprio nel dominio incontrastato delle viti e dell’olivo, con i relativi colori, uno dei suoi punti di maggiore forza, insieme ai disseminati scrigni di ricchezza storica, culturale e artistica.
L’eccellenza della viticoltura umbra non è causale: al territorio decisamente idoneo per questo pilastro della cultura enogastronomica regionale s’affianca un clima particolarmente adatto per la coltivazione della vite, costituito da inverni non molto freddi ed estati asciutte e ventilate, forti escursioni termiche, piovosità ben distribuita e gelate poco frequenti. Da non dimenticare l’ottima rete idrografica naturale.
I terreni calcarei, dominanti in buona parte del territorio, favoriscono la coltivazione dei vitigni Sangiovese e Sagrantino, mentre nella parte meridionale i terreni tufacei con sedimenti vulcanici facilitano la coltivazione delle viti di Grechetto e Chardonnay. I sistemi di allevamento della vite più diffusi in Umbria sono il Cordone speronato basso e il Guyot.
I vini umbri, unanimemente apprezzati per varietà e qualità, concorrono ai notevoli flussi turistici che da sempre registra questo territorio, con inevitabili flessioni nel periodo pandemico. Concentrandoci sull’attualità, non essendoci ancora dati consolidati per l’estate 2021 appena trascorsa, è utile ricorrere alle stime di Extreme, azienda specializzata nella data intelligence applicata al web e social che esamina le tracce digitali lasciate dall’uso costante dei social media. L’ultima elaborazione è frutto dell’analisi di oltre 400mila post e 24 hashtag. Ebbene, la fotografia della distribuzione territoriale dei dati aggregati per regione ci consegna l’Umbria, con il 4,5 per cento, leader del Centro Italia dopo il Lazio (9,7 per cento), davanti ad Emilia-Romagna, Toscana, Marche ed Abruzzo per luglio e agosto 2021. Collocazione quasi confermata se si analizza il campione dei dati dal punto di vista del volume di engagement generato (like e commenti), dove per il Centro Italia la Toscana raggiunge la leadership assoluta con il 9,2 per cento, seguita dal Lazio (8,5 per cento), quindi dall’Umbria (6,1).
Tra i tanti fattori che concorrono alla buona performance dell’Umbria, c’è indubbiamente il ricco patrimonio vinicolo, fattore d’indubbio richiamo per un importante segmento di visitatori. Un capitale strettamente collegato alla storia dei territori, a cominciare da quella più antica: testimonianze in tal senso ci vengono dal ricco vasellame utilizzato dagli etruschi per contenere il vino, gran parte ritrovato nelle tombe, mentre in epoca romana Virgilio, Plinio e Marziale esaltavano le “uve apianae”. In epoca medievale sono stati principalmente i monaci benedettini e cistercensi a valorizzare la viticoltura. Viene spesso ricordato il giudizio di Papa Paolo III a proposito del vino “Sucano” prodotto nell’Orvietano, il quale giudicava questi vini rossi umbri “perfettissimi sia per il verno, quanto per la state”. Un altro Papa, Gregorio XVI, secondo la tradizione volle che il suo corpo fosse lavato con il vino di Orvieto prima di essere inumato. Sempre ad Orvieto apprezzarono il vino gli artisti impegnati nella realizzazione del Duomo. Altra eccellenza ultrasecolare è il Grechetto di Todi.
Attualmente la superficie vitata ammonta a circa 13mila ettari, di cui due terzi in collina ed il resto in montagna per una produzione che sfiora il milione di ettolitri, con Doc e Igp, rossi e bianchi quasi equivalenti. In Umbria sono presenti 2 denominazioni Docg, tredici Doc e sei Igt.
Il territorio regionale, proprio per la sua varietà, viene solitamente suddiviso in diverse aree di produzione e le denominazioni certificate aiutano a classificare le zone.
Partendo da Nord, ricordiamo: i Colli Altotiberini in provincia di Perugia (Citerna, Città di Castello, Gubbio, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Perugia, San Giustino e Umbertide), Doc dal 1980, con produzione principale di Cabernet, Grechetto e Merlot; le colline limitrofe al Lago Trasimeno (Castiglione del Lago, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Magione, Marsciano, Monte Castello, Paciano, Panicale, Passignano, Perugia, Piegaro e Tuoro), Colli del Trasimento Doc dal 1972, con produzione principale di Gamay, Grechetto, Malvasia, Merlot, Sangiovese e Trebbiano; Assisi, che comprende anche Perugia e Spello, Doc dal 1997, con produzione principale di Grechetto, Sangiovese e Trebbiano; Colli Martani (Bettona, Bevagna, Cannara, Castel Ritaldi, Collazzone, Deruta, Giano, Gualdo Cattaneo, Massa Martana, Monte Castello Vibio, Montefalco, Spoleto e Todi), Doc dal 1988, con produzione principale di Chardonnay, Grechetto, Sangiovese, Sauvignon, Trebbiano e Vernaccia; Colli Perugini (Deruta, Fratta Todina, Marsciano, Monte Castello di Vibio, Piegaro e San Venanzo), Doc dal 1981, che comprende principalmente Chardonnay, Grechetto, Merlot, Pinot, Sangiovese e Trebbiano; l’area di Montefalco (Montefalco e, in parte, il territorio di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano e Gualdo Cattaneo), Doc dal 1979, con produzioni principalmente di Grechetto, Sagrantino e Sangiovese; l’area di Torgiano, che include l’omonimo comune nel cuore della regione, Doc dal 1968, con produzioni principali di Canaiolo e Sangiovese; l’area di Todi (Collazzone, Massa Martana, Monte Castello Vibio e Todi), Doc dal 2010, con produzioni principalmente di Grechetto, Merlot e Sangiovese; la zona di Orvieto (Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Guardea, Montecchio, Montegabbione, Monteleone, Orvieto e Porano), Doc dal 1971, con produzioni principali di Trebbiano; la zona del Rosso Orvietano (Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Guardea, Montecchio, Montegabbione, Monteleone, Orvieto, Porano e San Venanzo), Doc dal 1998, con produzioni principalmente di Aleatico, Cabernet, Canaiolo, Ciliegiolo, Merlot, Montepulciano, Pinot e Sangiovese; l’area di Spoleto (Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco, Spoleto e Trevi), Doc dal 2011, con produzione principale di Trebbiano; Amelia, nella parte meridionale della regione (Alviano, Amelia, Attigliano, Calvi, Giove, Guardea, Lugnano, Montecastrilli, Narni, Otricoli, Penna, Sangemini, Stroncone e Terni), con produzioni principali di Ciliegiolo, Grechetto, Malvasia, Merlot, Sangiovese e Trebbiano; il Lago di Corbara (Baschi e Orvieto relativamente alle frazioni di Corbara, Colonnetta di Prodo, Fossatello, Prodo e Titignano), Doc dal 1998, che comprende principalmente Cabernet, Chardonnay, Grechetto, Merlot, Pinot, Sangiovese, Sauvignon, Trebbiano e Vermentino.
I PRINCIPALI VINI – Le due Docg dell’Umbria sono il Montefalco Sagrantino e il Torgiano Rosso Riserva.
Il primo è prodotto in una zona relativamente piccola, compresa nei comuni di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano, tutti in provincia di Perugia, caratterizzati da terreni collinari con altitudini da 220 a 472 metri d’altitudine, presidiati da affascinanti borghi medievali. Pur essendo considerato autoctono, non mancano ipotesi sull’origine spagnola o saracena. Il vino è prodotto nelle tipologie Secco e Passito, con un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 33 mesi, di cui, per la tipologia Secco, almeno dodici in botti di rovere. Per il Passito è ammessa, oltre all’appassimento naturale, la pratica del controllo dell’umidità, ma è vietato il ricorso al riscaldamento. La resa massima di uva non deve essere superiore ad 80 quintali per ettaro di vigneto in coltura specializzata e non deve essere superiore al 65 per cento per il Montefalco Sagrantino “secco” e al 45 per cento, riferito allo stato fresco dell’uva per la tipologia “passito” le cui uve subiscono un appassimento su non inferiore ai 2 mesi. Il Sagrantino è un vino da lungo invecchiamento grazie al suo corredo di antiossidanti naturali ed evolve fino ad 10-15 anni. Al palato è dolce e armonico ed è in genere abbinato a formaggi e carne, nonché utilizzato per la preparazione di dolci.
Il secondo, la cui zona di produzione comprende l’intero territorio del comune di Torgiano, sempre in provincia di Perugia, con esclusione dei terreni alluvionali lungo il corso dei fiumi Tevere e Chiascio, nonché dei terreni a fondovalle e lungo i fossi che scendono sul lato nord della collina di Brufa, deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni, dei quali almeno sei mesi in bottiglia. È realizzato con uve Sangiovese dal 50 al 70 per cento, Canaiolo dal 15 al 30 per cento, Trebbiano fino al 10 per cento; possono concorrere altri vitigni rossi (Ciliegiolo, Montepulciano) fino ad un massimo del 15 per cento. Di colore tendenzialmente rosso rubino intenso, con un bouquet delicato di aromi fruttati e floreali, è stato il primo vino in Umbria ad ottenere la Docg, istituita nel 1990.
Oltre al Montefalco Doc, con il rosso che nasce per lo più da uve Sangiovese mentre il bianco ha uve Grechetto per almeno il 50 per cento, accompagnato nella versione rosso principalmente con carni rosse e pecorini, e al Torgiano Doc, il primo a ricevere la denominazione in Umbria nel 1968, che nasce da colline tra i 180 e i 300 metri di altitudine e da terreni costituiti da argille sabbiose e calcaree su base tufacea (Bianco, Rosso e Rosato, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot grigio e nero, Riesling italico, Spumante), l’Umbria annovera l’Assisi Doc (Bianco, Grechetto, Rosso, Rosato e Novello), il Colli Altotiberini Doc da terreni calcarei-argillosi (Bianco, Rosso e Rosato), il Colli Amerini Doc da terreni ben esposti della fascia pedocollinare, tra i 90 e i 450 metri di altezza (Bianco, Rosso, Novello, Rosato e Rosso superiore e Malvasia minimo 85 per cento), il Colli del Trasimento Doc, reso unico dal microclima tipico dei bacini lacustri (Bianco Trebbiano e Rosso Sangiovese), il Colli Martani Doc, con produzione, diversamente dalle zone limitrofe, incentrata sui monotivigni (Grechetto, Trebbiano, Sangiovese e Sangiovese Riserva); il Colli Perugini Doc, a Sud di Perugia, con presenza di vitigni autoctoni quali il Lupeccio, il Mostiola, la Pecorina e il Tintarolo (Bianco, Rosso e Rosato); il Lago di Corbara Doc, in provincia di Terni (Rosso, Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot Nero); l’Orvieto Doc, che da solo rappresenta circa tre quarti della produzione a denominazione di origine dell’Umbria, celebre per una muffa nobile, la Botrytis cinerea, che si nutre dell’acqua contenuta nella polpa degli acini conferendogli caratteri unici di gusto. Due i principali tipi di terreno, di cui uno di origine vulcanica e l’altro con sabbie (Orvieto e Orvieto Classico con prevalenza di uve Trebbiano); Rosso Orvietano Doc (Rosso, Aleatico, Cabernet o Cabernet Franc o Cabernet Sauvignon, Canaiolo, Ciliegiolo, Merlot, Pinot Nero e Sangiovese).
I PRINCIPALI VITIGNI – L’elenco dei vitigni dell’Umbria comprende il Canaiolo bianco (bacca bianca), il Grechetto (bacca bianca), il Sagrantino (bacca nera), il Sangiovese (bacca nera), il Trebbiano Spoletino (bacca bianca) e il Verdello (bacca bianca).
LA CUCINA – I vini, per l’abbinamento, richiamano i piatti tipici della cucina umbra, in genere semplici e saporiti, i cui punti di forza derivano dalle produzioni stagionali come i funghi, i tartufi (celebri quelli di Gubbio e di Città di Castello), gli asparagi selvatici e molte coltivazioni locali, dalle lenticchie e dal farro di Castelluccio di Norcia alla cipolla di Cannara, dal sedano nero di Trevi alla fagiolina del Lago Trasimeno. Tra i primi piatti, che spesso beneficiano di questi ortaggi, gli strangozzi al tartufo nero e le numerose minestre. Tra i secondi, molta cacciagione, accompagnata dai celebri salumi di Norcia o della Valnerina e dai formaggi presenti in tutta la regione. Il pesce rinomato ovviamente appartiene all’area del Trasimento. Da non dimenticare le ben cinque varietà Dop di olio extravergine di oliva: Colli Amerini, Colli Martani, Colli Orvietani, Colli di Assisi-Spoleto e Colli del Trasimeno. Tra i dolci, per lo più da forno, spiccano quelli a base di mandorle, spezie e canditi, come la Ciaramicola (dolce pasquale di Perugia lievitata con Alchermes e glassata con albume d’uovo), il Torcolo di San Costanzo, di Perugia, il Panpepato, la Rocciata di Assisi. Il cioccolato, è noto, ha il suo festival nazionale a Perugia.