Cantine Giorgio Lungarotti: un ponte tra passato, presente e futuro
di Emanuele Gobbi
Giorgio Lungarotti, lungimirante viticoltore originario dell’Umbria decise, nei primi anni ‘50, di trasformare l’attività agricola della famiglia in una tenuta vitivinicola specializzata.
Le Cantine Giorgio Lungarotti rappresentano un punto di riferimento per l’intera regione Umbria. Perché un ruolo così importante? Possiamo ringraziare l'eccellenza della produzione dell’azienda vinicola, così come il ruolo pionieristico e dirompente che il fondatore, Giorgio Lungarotti, ha svolto nel trasformare l’Umbria in una regione di importanza fondamentale per il vino italiano.
Esiste solo un pugno di altre realtà enologiche italiane in grado di vantare una simile varietà di esperienze imperdibili. Quali? La Fondazione Lungarotti è titolare del MUVIT (museo del vino) e il MOO (museo dell'olivo e dell'olio); l'elegante casale Poggio alle vigne del 17° secolo adibito ad agriturismo e infine, ma non ultimo, l'imponente tenuta vitivinicola Lungarotti, mèta ideale di visite, degustazioni e di numerose esperienze incentrate su particolari ingredienti volti a mettere in risalto la vasta eredità culinaria umbra.
Sono tutti magnifici esempi dell'autentica centralità culturale acquisita dall'Umbria nell'universo del vino e dell'olio di oliva italiani.
Giorgio e Maria Grazia Lungarotti: una coppia di pionieri
Nel corso degli ultimi 40 anni o giù di lì, il vino italiano si è trasformato in un simbolo del territorio. I vini italiani sono sempre più il risultato di una decisione produttiva e di una strategia commerciale. La nostra percezione dei vini locali sta assumendo immagini e forme più contestuali, grazie alla domanda del mercato internazionale in costante crescita, sostenuta da pregi ed esigenze senza compromessi. In un territorio così difficile da esplorare spiccano dei pionieri che, anche nei decenni trascorsi, sono riusciti a tracciare percorsi con coraggio e competenza. Questi pionieri si sono adoperati per trasformare i terreni incolti con il proprio desiderio di coltivare il nettare di Bacco, coltura che ha sempre svolto un ruolo di primo piano. Giorgio Lungarotti ci ha offerto uno degli esempi più mirabili di questo spirito enologico avanguardistico. Nel 1962, quando Lungarotti ha iniziato a cimentarsi nel campo dell'enologia, aveva l'obiettivo di dare un contributo significativo allo sviluppo di una viticoltura umbra d'eccellenza. La dedizione di Lungarotti ha portato subito ottimi risultati, dando vita a una dimensione più piena e sostenuta della vocazione vinicola di questa regione e portando la tenuta dei vini di Torgiano in primissimo piano nel panorama enologico locale. Qual è il fattore comune che anima questa Cantina? Il desiderio di continuare a creare e l'aspirazione costante a migliorare sono forse i veri fondamenti di molte iniziative della Cantina e probabilmente anche il segreto del suo successo, grazie all’attuazione del cambiamento e al continuo perfezionamento nel corso degli anni.
Museo del vino di Lungarotti
Il Museo del Vino è stato fondato nel 1974 da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti e nel volgere di breve tempo il New York Times lo ha riconosciuto come il migliore del settore. Il Museo è stato creato con l'obiettivo di istituire e promuovere un dialogo tra il mondo dei vini pregiati e le arti decorative. Il 1987 ha visto l'istituzione della Fondazione Lungarotti, creata per far conoscere il contributo dell'ingente patrimonio culturale dell'agricoltura italiana alla civiltà odierna. Nell'anno 2000, solo un anno dopo la triste scomparsa di Giorgio Lungarotti, è stato inaugurato il Museo dell'olivo e dell'olio. Questo museo è stato concepito come un'evoluzione naturale del Museo del vino, con la missione analoga di promuovere una relazione operativa tra il mondo dell'olio di oliva e le arti decorative.
Chiara Lungarotti e Teresa Severini: il presente e il futuro della tradizione Lungarotti
Dal 1999, l'azienda Lungarotti è stata guidata dalle "super sorelle" Chiara e Teresa, che hanno condotto la nave con grande sapienza e maestria. Le sorelle si sono dimostrate inoltre una coppia ideale per compiere, con note precise di sensibilità, ironia, attenzione, determinazione e lungimiranza dieci passi avanti nel futuro. Entrambe sono profondamente consapevoli di quanto vino e olio rappresentino da sempre tra i massimi simboli di civilizzazione del mondo che conosciamo. Come imprenditrici si sono orientate in ambito lavorativo a riappropriarsi di usi e costumi di questo specifico patrimonio culturale. Hanno letteralmente riversato il patrimonio e la passione della famiglia nella produzione dei vini e degli oli, dando ai prodotti Lungarotti una convivialità familiare che conferisce loro nuovi livelli di raffinatezza. Non riusciamo a immaginare un modo migliore di onorare il vino e l'olio Lungarotti della creazione di questo sodalizio volto alla difesa dell'eredità, della tradizione e dei processi produttivi delle tenute. È con grande orgoglio familiare che Chiara e Teresa si sono ritagliate uno spazio in un terreno spesso molto difficile. Non si sono limitate a migliorare la produzione familiare di vino e di olio, ma l'hanno fatto in modo al contempo costruttivo ed efficiente, mantenendo il nome della famiglia Lungarotti tra i più rappresentativi della scena enologica italiana e internazionale.
Vino e olio: espressione fondamentale di cultura
La famiglia Lungarotti si è sempre preoccupata di seguire il tradizionale legame tra agricoltura e turismo, riconoscendo da subito che un settore avrebbe acceso la scintilla dell'interesse nell'altro e viceversa. Così ha potuto concentrare nella nozione di territorio un punto di forza per esprimere le forti risorse locali e i processi di produzione distintivi. È presente anche il desiderio di gettare luce sul concetto di tipicità, in rapporto alla nozione di identità locale, un tema importante nella famiglia dei viticoltori umbri. La famiglia Lungarotti ha sempre espresso gli intendimenti più nobili e sebbene questo concetto possa apparire un cliché, l'impegno per il bene comune ha costituito le fondamenta del loro lavoro da intere generazioni. Questa, dopo tutto, è la chiave per le generazioni di oggi e di domani. Il modello di turismo enogastronomico della famiglia Lungarotti fa tendenza ormai da tempo, promuovendo la degustazione di vino e di cibo al di là della semplice commercializzazione dei prodotti. Ogni pietanza e ogni calice di vino ora sono arricchiti di un significato territoriale, con un morso o sorso di storia in ogni esperienza, per offrire ai visitatori una vera e propria conoscenza sensoriale del territorio. La famiglia Lungarotti è riuscita mirabilmente a creare una profonda e completa esperienza culturale per merito della convinzione che, solo migliorando la qualità complessiva della vita locale, i turisti avrebbero potuto apprezzare un'esperienza enogastronomica davvero gratificante.
Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio: un iconico vino italiano
Già sappiamo che Giorgio Lungarotti verrà ricordato, tra i tanti motivi, come l'enologo che ha portato l'Umbria nel panorama vinicolo internazionale. Lungarotti ha dimostrato che a Torgiano, soavemente incastonato tra le dolci colline del Tevere, è possibile produrre un vino rosso umbro da invecchiamento. Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio è il vino più prestigioso nato dalla Cantina Lungarotti. Rubesco Riserva è prodotto con uve Sangiovese ed è senza dubbio il più importante vino rosso Sangiovese al di fuori della Toscana. Rubesco Riserva è un vino che ha contribuito a creare la storia del vino umbro, ma anche ad aprire le porte alla vinificazione in rosso italiana. Le vigne si trovano a Brufa, un paese vicino Torgiano, situato nella valle del Tevere a Sud di Perugia.
Vigne e vini
I vigneti si estendono su 15 ettari di suolo di origine lacustre. Il suolo è di media compattezza con notevole variabilità pedologica. Il terreno è argillo-sabbioso, ricco di elementi calcarei e di limo, ed esposto a Sud Est fino a un'altitudine di circa 300 metri (1.640 piedi). Le vigne sono coltivate in doppio cordone speronato e vengono vendemmiate in ottobre. Il mosto fermenta in tini di acciaio inossidabile, con le bucce in macerazione per 15-20 giorni. Dopo la fermentazione, il vino matura un anno nelle barrique, per poi proseguire l'invecchiamento in botte per diversi anni. Grazie alla sua complessità, Rubesco Riserva Vigna Monticchio è un vino adatto a un invecchiamento di 30-35 anni. Si tratta di un vino di straordinaria raffinatezza e suggestioni olfattive. È incredibilmente morbido al palato, con note complesse e persistenti. Il nome Rubesco deriva quasi vezzosamente dal verbo latino rubescere, arrossire. Il vino trascende però questa accezione di emotività e modestia.
Rubesto d’annata
La prima annata di Rubesco Riserva risale al 1964, tutta un'altra storia. Da allora, abbiamo assistito a tante memorabili annate come quella del 1974, la prima in cui viene documentato il vitigno di origine. Da ricordare anche il 1977, la prima annata in cui l’invecchiamento è avvenuto in botte per circa 18 mesi, seguito da un 'frettoloso' invecchiamento in bottiglia di 20 anni. L’annata 1982 invece è stata la prima ad essere parzialmente affinata in barriques di rovere francese, novità assoluta per la zona. Arrivando agli anni '80, possiamo incontrare l’annata più longeva e forse audace tra le vendemmie degli anni ‘80, quella del 1988. Le annate attuali sono sempre state degne di nota e notevolmente affidabili.
Perché visitare la Cantina Lungarotti?
Per il semplice fatto che con una visita alla Cantina Lungarotti è possibile scoprire preziosi aspetti dell'Umbria come regione di vinificazione con una propria impronta e storia territoriale.