Lungo il Cammino di Francesco, che collega La Verna con Assisi, un’associazione di volontari gestisce un ostello per i pellegrini accanto alla magnifica Pieve de’ Saddi, luogo del martirio di san Crescenziano.

«Entra ti stavamo aspettando». Un cartello semplice, dipinto con una vernice azzurra su un pezzo di legno. Eccolo qui l’animo profondo di Pieve de’ Saddi, un piccolo ostello per pellegrini, a donativo, gestito grazie a hospitaleros volontari come accade sul Cammino di Santiago. Sembra di essere in Spagna ma siamo in Umbria, lungo un itinerario che negli ultimi anni è stato riscoperto da numerosi viandanti e camminatori provenienti da tutta Europa. È il Cammino di san Francesco, per la precisione la “Via del Nord” che da La Verna porta ad Assisi. La quinta tappa prevede un lungo percorso da Città di Castello a Pietralunga. Trenta chilometri di sali e scendi immersi nella natura incontaminata e silenziosa. La tomba del Poverello è ancora lontana: per questo la possibilità di spezzare la lunga tappa diventa fondamentale per chi si mette in cammino. A Pieve de’ Saddi l’accoglienza è spartana ma calorosa. Forse è proprio per questo che tanti pellegrini scelgono di fermarsi qui. C’è tutto quello che serve: un letto caldo, un pasto e tanti amici da conoscere, in semplicità. Una festa per il corpo ma anche per l’anima. «Chi incontra Pieve de’ Saddi lungo il proprio cammino, anche solo per una breve sosta, quando riparte porta sempre dentro il proprio zaino un pezzo di questo luogo». A parlare è Roberta Gallina, la referente dell’associazione “Sentieri di felicità” che da un anno segue l’organizzazione dell’ospitalità a Pieve de’ Saddi, a­ancandosi a Federico Bosi, diacono permanente della parrocchia di Pietralunga.

IL CAMMINO È PER TUTTI

Le strade di chi si mette in cammino, spesso, s’incrociano con quelle di altri camminatori. A volte, „niscono per mescolarsi. Così è successo per questa associazione nata lungo un altro cammino, la Via Francigena, con l’obiettivo di rendere accessibili i percorsi anche alle persone con di­coltà motoria. «Tutto è nato da una prima esperienza di cammino con due jolette, le speciali carrozzine che permettono ai pellegrini con disabilità di percorrere sentieri escursionistici con l’aiuto di un accompagnatore.

Da lì abbiamo deciso di impegnarci per poter permettere a tutti, senza distinzione, di godere del potere terapeutico del trekking e della natura. Pieve de’ Saddi, dove già alcuni di noi facevano volontariato, era il luogo perfetto per portare avanti questo impegno». Rendere accessibile un “cammino” signica infatti prestare attenzione non solo all’itinerario ma anche alle accoglienze. Per questo, ora l’obiettivo è di rendere Pieve de’ Saddi una struttura in grado di ospitare pellegrini con ogni tipo di esigenza, abbattendo le barriere architettoniche. «I volontari della nostra associazione si sono alternati da giugno a ottobre per dispensare pasti, pulizie e tanti sorrisi a chi passava di qui. Abbiamo coinvolto all’incirca una trentina di persone. Parte del ricavato delle donazioni che i pellegrini lasciano all’ostello sarà reinvestito per interventi di abbattimento delle barriere architettoniche.

LUOGO DI EVANGELIZZAZIONE

A osservare adesso Pieve de’ Saddi, pieno di vita, di risate e di storie, riesce molto di­cile immaginarsi questo stesso luogo appena 20 anni fa, abbandonato e utilizzato come granaio.

La pieve in stile romanico, che ha anche una piccola cripta sottostante, sta vivendo una seconda giovinezza nella sua storia millenaria. «È il luogo da cui è partita l’evangelizzazione dell’Alta Valle del Tevere. Oggi continua a svolgere in qualche modo lo stesso compito, attraverso l’accoglienza dei forestieri e dei pellegrini», racconta don Francesco Cosa, parroco di Pietralunga. La storia narra che qui fu martirizzato Crescenziano, soldato dell’esercito romano che dopo essere stato convertito da san Sebastiano, iniziò in queste terre la sua opera di predicazione.

La tradizione vuole che da queste parti sia riuscito a sconfiggere persino un drago, la cui fonte – una sorgente d’acqua solforosa – è ancora oggi visitabile. Di certo c’è che Crescenziano venne processato e martirizzato il 1° giugno del 303. Qui morì anche il santo patrono di Città di Castello, san Florido, e da qui passò ovviamente anche san Francesco nel corso dei suoi lunghi viaggi a piedi da Gubbio verso nord.

ARRIVANO I PELLEGRINI

Storie del passato che s’incrociano con quelle dei pellegrini di oggi. Basta sedersi per qualche ora nel cortile di fronte all’ostello per conoscerle.

Ecco allora due pellegrini inglesi, due fratelli. Arrivati a Pieve de’ Saddi, chiedono subito informazioni sulla piccola chiesa. La lingua non è un problema: qui si parla soprattutto a gesti e con i sorrisi. Vorrebbero celebrare Messa, spiegano ai volontari che sono sacerdoti, uno di loro è missionario in America centrale.

Poi, c’è una curiosa famiglia della Repubblica Ceca. Cinque figli, più due genitori. Il padre spinge un piccolo carretto con dentro di tutto, dai vestiti al cibo. «Davvero possiamo fermarci qui?», chiede sorpreso. Sono in cammino per festeggiare la bimba più piccola che sta per iniziare il suo primo anno di scuola. Non è un caso che si chiami proprio Francesca. Infine, una coppia sulla mezza età. Erano transitati da Pieve de’ Saddi in mattinata. Una volta arrivati a Pietralunga hanno saldato il conto dell’albergo che avevano prenotato e hanno deciso di tornare indietro all’ostello distante 12 chilometri. Forse dormiranno un po’ più scomodi ma a Pieve de’ Saddi c’è tutto quello che stavano cercando.

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