Gli intrecci di una storia al femminile
di Delia Demma
C’è una storia di emancipazione femminile dietro alle stoffe pregiate tessute dagli antichi telai del museo-atelier Giuditta Brozzetti. Una storia che comincia nel 1921 a Perugia, in Umbria, culla dell’artigianato italiano, e che giunge fino ai giorni nostri grazie alla determinazione di 4 generazioni di donne che hanno saputo tramandare l’arte della tessitura a mano intercettando gli stili e le tendenze del tempo.
Sull’onda del revival promosso da William Morris, padre dell’Industrial Design e tra i principali fondatori del movimento Arts and Crafts, negli anni ’20 Giuditta Brozzetti decide di incoraggiare la rinascita dell'artigianato perugino fondando un laboratorio-scuola di tessitura. Ma non è solo la passione per questa arte, che in Umbria risale al Medioevo e al Rinascimento, che spinge Giuditta a creare l’atelier: dietro la sua impresa c’è il desiderio di creare opportunità di lavoro per le donne del contado e renderle autonome. Si racconta che uno dei requisiti per essere assunte fosse proprio quello di avere un conto personale dove versare lo stipendio affinché non finisse nelle mani dei mariti. Fu così che grazie allo spirito imprenditoriale di Giuditta, l’arte della tessitura, sopravvissuta per secoli nelle campagne grazie al lavoro casalingo delle donne, visse la sua rinascita. Un’arte che con la figlia Eleonora, trovò nuova linfa vitale. Sposata con un conte, Eleonora era una donna molto elegante e appassionata di moda. Fu così che ebbe l’idea di impiegare le stoffe pregiate, tradizionalmente utilizzate per realizzare tovaglie, tende, cuscini e tessuti per la casa, per realizzare una linea di abbigliamento. Negli anni ’50 e ’60 i suoi abiti sfileranno al MITAM, la fiera del tessile di Milano antenata della Milano Fashion Week.
Ma è con la figlia Clara che il laboratorio vive una nuova fase: animata dalla passione per la storia, Clara comincia una ricerca iconografica e scopre che già dalla fine del XII secolo le “Tovaglie Perugine” venivano utilizzate per coprire gli altari delle chiese del Centro Italia. A testimoniarlo è la frequenza con cui compaiono nei dipinti dei più grandi pittori del XIV e XV secolo: da Simone Martini a Pietro Lorenzetti, da Giotto al Ghirlandaio, fino a Leonardo da Vinci. Inoltre, ritrova dei documenti ufficiali che citano le “tovaglie e pannili perugini” nell’inventario della dote di Caterina de’ Medici andata in sposa a Enrico II di Francia.
Con Clara, il laboratorio prosegue fino a quando però la crisi del tessile, iniziata in Italia alla fine degli anni ’70, comincia a rallentare l’attività fino a rischiare la chiusura. Davanti a questa drammatica prospettiva, la figlia Marta decide di lasciare Milano dove studiava Architettura d’interni per salvare l’atelier. Lei, di fatto, è la prima donna della famiglia a mettere le mani su un telaio. E così, insieme alle poche lavoranti rimaste, prosegue l’attività facendosi carico di un’eredità importantissima. Talmente importante da trasformare l’atelier in un museo. “Ho realizzato il sogno di mia madre – spiega Marta Cucchia – lei aveva capito subito che per sopravvivere l’unica via era creare un museo per raccontare quest’arte, mantenerla viva, incuriosire le nuove generazioni.
Oggi, per fortuna, ci sono due giovani ragazze francesi che mi affiancano nel lavoro di tessitura. Un miracolo di questi tempi. Finalmente c’è voglia di riscoprire gli antichi mestieri”. E così i 7 telai jacquard ottocenteschi e i 3 settecenteschi continuano a tessere tovaglie, stole, tende, copricuscini e accessori realizzati intrecciando cotone, seta, lino, ma anche fili d’oro e d’argento che danno vita a pezzi unici. Tra questi persino un’edizione limitata dell’iconica baguette di Fendi realizzata da Marta per il progetto Hand in Hand, lanciato dalla griffe per promuovere nel mondo l’eccellenza dell’artigianato italiano. Capolavori che nascono tra le volte suggestive della ex Chiesa di San Francesco delle Donne di Perugia, dove Marta ha trasferito nel 1996 il suo museo - atelier. Una curiosa coincidenza, visto che sono state proprio le donne a salvare quest’arte dell’oblio.
Nel Museo Atelier Giuditta Brozzetti si organizzano visite guidate, su prenotazione, con dimostrazione pratica di tessitura a mano sui telai originali del settecento e dell’ottocento.