Fattoria Colsanto: il Sagrantino che parla friulano
di Sara Stangoni
Il sole inonda l’orizzonte. Salire verso la Fattoria Colsanto è un’immersione nelle sfumature delle colline umbre. I cipressi accompagnano il viale d’ingresso, circondato a destra e sinistra da centinaia di filari di viti. Ad ogni stagione creano un cangiante panorama di colori. I vigneti sono esposti tutto il giorno al sole e la cantina fa di questo vantaggio un valore aggiunto. Una posizione incantevole - quasi da bonaria invidia - con una vista panoramica sui borghi medioevali di Montefalco, Assisi e Spello. Siamo a Bevagna, qui ogni passo racconta una storia, ogni pietra è una pennellata di vita.
Anche la famiglia Livon, noti viticoltori friulani da oltre 50 anni, non ha saputo resistere. A fine 1998 arrivano in Umbria e diventano proprietari di 27 ettari di superficie vitata nei territori di Bevagna e Cannara. L’obiettivo è continuare ad investire in grandi rossi italiani, come fatto a Radda in Chianti a metà degli anni ‘90. Nel 2001 prende vita l’azienda Fattoria Colsanto. Una proprietà di 20 ettari a vigneto con impianti di 7500 piante per ettaro di uve Sangiovese, Merlot, Montepulciano e naturalmente di Sagrantino, principe indiscusso della zona DOCG di Montefalco.
Da poco stanno sperimentando la produzione di bianco, con il Trebbiano spoletino: prima annata 2017. Il Sagrantino della Fattoria Colsanto maturato in botti piccole ha un colore cristallizzato, con un tannino più setoso e generoso. Il Sagrantino in botti grandi si configura, invece, più ruvido e croccante con note mentolate e sensazione graffiante di carbone. La novità che più incuriosisce è però l’ultima sperimentazione per la vendemmia 2016: la maturazione in botti di gres porcellanato, provenienti dalla Liguria, attualmente a riposo. Non resta che rimanere in attesa per assaggiare questa versione di Sagrantino.
Nello storico casale settecentesco della Fattoria Colsanto, completamente ristrutturato, si possono degustare i vini prodotti nelle quattro cantine della famiglia Livon. È un piacere ascoltare Elisabetta, sommelier che incanta con parole dense di dettagli e condite di vera passione. Curiosa e appetitosa è la degustazione, proposta con la contaminazione di prodotti umbri e friuliani come l’accostamento tra mortadella e il tipico cren grattugiato, le radici di rafano dal sapore aspro e deciso. Un finale che lascia un bel ricordo in bocca, al termine di una giornata che sembrava come tante. Il potere immaginifico di un buon calice.