Rasiglia, la piccola Venezia
di Barbara Bizzarri
Chiare, fresche et dolci acque. Quelle di Rasiglia, un incantevole borgo delle meraviglie incastonato a seicento metri di altezza nel cuore dell’Umbria, di cui si sarebbe sicuramente innamorato anche il sommo Francesco Petrarca. Il borgo delle acque e dei ruscelli, la cui musica risuona tutt’intorno come il suono di un violino che penetra nell’anima infondendo pace e serenità. Originaria del XII secolo circa, Rasiglia è attraversata dalla sorgente Capovena che si trova in cima al paese, poco distante dai resti del Castello, fatto edificare dalla nobile famiglia Trinci.
Qui, un tempo, grazie alla presenza dell’acqua, era un pullulare di mulini, opifici e lanifici. A seconda del rumore prodotto dalle macine, la popolazione aveva elaborato una intera frase con cui riconosceva a quale famiglia appartenesse il mulino. Così, al molino Angeli “lu saccu pe’ coscienza”, al molino Silvestri “chi sci, chi no”, al molino Ottaviani “tutti uguali, tutti uguali”. Strutture affascinanti, che hanno resistito fino ai primi del Novecento, per poi scomparire con il progressivo spopolamento di questo minuscolo borgo che pare più un libro di poesie che un centro abitato.
Oggi, Rasiglia, denominata giustamente “il borgo dei ruscelli” o “piccola Venezia”, viene decantata da giornali e turisti che le dedicano pensieri d’amore, paragonandola ad una bellissima donna, capricciosa e sacra, donatrice di vita. «Laudato sii, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta», scriveva San Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature, sottolineando la natura indispensabile di uno degli elementi più preziosi della Terra: perché l’acqua è vita.
Vita per i campi, vita per gli animali e per le persone, come quel manipolo di coraggiosi che tanti secoli orsono vennero a stabilirsi qui, attratti dalla ricchezza delle acque e del paesaggio. L’acqua, a Rasiglia, certamente non manca, e si mescola con le pietre generando una ipnotica danza fatta di riflessi colorati e candida schiuma di ruscello.
Attraverso dei brevi saliscendi si scoprono suggestivi angoli medievali, graziosi ponticelli, la grande vasca di raccoglimento detta Peschiera e un grande parco dove è possibile rilassarsi prima dell’arrampicata verso il maestoso Castello.
Nonostante i turisti siano sempre numerosi, il suono armonioso delle cascate che cantano al tramonto è una dolce ninnananna che culla ogni gesto e invita alla lentezza. Sembra di vivere in un presepe, con rivi e cascate che si alternano e si alimentano fino a formare un vero e proprio specchio d’acqua in mezzo alle mura delle piccole case, o in un piccolo villaggio delle fiabe, dove recuperare, correndo sul filo dell’acqua, la purezza dell’anima.
Gli abitanti sono una quarantina e aumentano solo d’estate, quando i visitatori si recano a Rasiglia affascinati e stupiti di trovare, nell’unica regione del centro Italia non bagnata dal mare, una piccola perla nascosta, la Venezia dell’Umbria, custodita come un tesoro, solenne come una benedizione, bella come una sposa.