Un articolo che parla dell’Umbria e vi convincerà ad andare in Umbria
di Jacopo Falanga
Non è questo il racconto di gesta straordinarie eccetera eccetera. Avrei tanto voluto iniziare l’articolo con questo incipit magistrale ma preferisco andare subito al dunque. Sapete cosa vedere nell’Alta Umbria in un weekend di autunno, quando le colline umbre si ammantano di oro e arancio? No, non lo sapete. Venite con noi allora alla scoperta di borghi pittoreschi, in compagnia di tesori nascosti, tradizioni culinarie antichissime e della nostra straripante presunzione. L’Alta Umbria, da sempre crocevia strategico vista la posizione al centro della penisola (confina a ovest con la Toscana, a est con le Marche coincidendo quasi totalmente con il bacino idrografico del fiume Tevere), è formata da quindici comuni: Citerna, Città di Castello, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, Umbertide e Valfabbrica.
Dopo questa introduzione alla Alberto Angela vi diciamo che noi ne abbiamo giusto visti un paio e che la prima tappa è stata San Giustino. Sede del Museo Storico e Scientifico del Tabacco, uno dei pochi centri di documentazione e studio sulla coltivazione e lavorazione della foglia di tabacco, la gloriosa Repubblica di San Giustino (1441-1826) ha fatto del tabacco, per anni, il “core business” della sua economia. Il contrabbando prima, e la manifattura poi, sono ampiamente testimoniati all’interno del museo e vedevano l’operosità delle donne del luogo al centro di tutto il processo lavorativo. Fenomeno storico e sociale di enorme interesse e portata, fu occasione per centinaia di queste di conquistare un’autonomia economica mai conosciuta prima. Ah, le donne. Seccatoi, uffici, sale di cernita sono luoghi dalla lunga storia di fatica, fascino ed emancipazione. Avreste mai immaginato di vedere piantagioni di tabacco in questa zona? Dico, piantagioni di tabacco! Come in Texas! Come nei film americani dei fratelli Coen insomma. Noi no. E nemmeno voi figuriamoci. Ebbene, qui è pieno di tabacco. Pieno zeppo. La forte presenza è favorita dalla conformazione del territorio e dalla vicina diga di Montedoglio che assicura la giusta dose di acqua.
Poi c’è Castello Bufalini, fiore all’occhiello del borgo, una sosta meravigliosa fra Colle Plinio e Cospaia. Riedificato alla fine del ‘400 per difendere i suoi abitanti e per presidiare il territorio dello Stato Pontificio nell’Alta Valle del Tevere, per cinque secoli è rimasto proprietà dell’antica famiglia umbra dei Bufalini di Città di Castello. Caratterizzato dal fossato tipico dei castelli medievali dove un tempo spadroneggiavano mastodontici coccodrilli, oggi non presenta più le torri angolari ma il mastio è rimasto in piedi ed è padrone della scena appena superato l’ingresso. Essere passato nel corso dei secoli da fortilizio a residenza signorile lo rende un piccolo gioiello. E lo ha liberato dall’ingombrante presenza dei coccodrilli. L’attuale collezione di dipinti custodita nel Castello è notevole; gli affreschi di Cristofano Gherardi detto il Doceno, ammirati durante la visita guidata nella Sala degli Dei Pagani e in quella di Prometeo sono di rara bellezza. L’ampio Salone, in cui è raffigurata “La Gloria dei Bufalini”, e le varie camere signorili che si susseguono lungo il percorso conservano ancora tessuti e prestigiosi cimeli di epoche ormai andate. Sempre a San Giustino, poco lontano, in pieno centro, si trova la grande chiesa arcipretale: all’interno è custodita una cripta paleocristiana eretta utilizzando materiale proveniente da Colle Plinio. Merita assolutamente una visita! Lo sentite il tono alla Alberto Angela o no?
A proposito di Colle Plinio, altro luogo d’interesse del comune di San Giustino è Villa Magherini Graziani. Progettata dall’architetto Antonio Cantagallina su commissione di Carlo Graziani di Sansepolcro agli inizi del ‘700, per rimanere in tema tabacco e sigari, ospita ogni anno un festival dedicato al sigaro chiamato Cigar&Tobacco Festival (prossimo appuntamento 26 e 27 maggio 2018). Nella splendida cornice di Villa Graziani è stato allestito il Museo della Villa di Plinio in Tuscis. Il museo ospita i reperti rinvenuti nello scavo archeologico della Villa di Plinio il Giovane e cimeli del periodo romano. Ampio loggiato, elegante balaustra e colonne in pietra serena ci raccontano i fasti della residenza.
Lungo il tragitto per raggiungere Monte Santa Maria Tiberina – distante poco più di 20 chilometri dove come abbiamo già ampiamente detto non è inusuale notare i campi coltivati a tabacco – meritevole di una sosta è il Castello di Lippiano: vi risiedevano gli esponenti minori dei Bourbon del Monte, oggi residenza privata visitabile su gentile concessione dei proprietari (una volta a settimana e su prenotazione). Sia chiaro, sono davvero gentilissimi. L’ennesimo superlativo, Umberto Eco si starà rivoltando nella tomba. Rivoltando tantissimo. Comunque, torniamo a noi, sono gentili davvero: se fosse casa mia non l’aprirei mai e poi mai a gente come noi. Menzione speciale in zona e poco distante dal castello: avete presente quelle prelibatezze fuori dai circuiti turistici che meritano una bella gita fuori porta per essere assaggiate? Vi aspettate una salace battuta? No. Siamo seri. (serissimi, povero Eco). Qui fanno la ciaccia sul panaro! Nel piccolo comune di Lippiano, al Bar Il Pretino, una ricetta originale ma segreta che vi regala il più gustoso e tipico dei prodotti gastronomici locali. Unica cosa che ci è dato sapere, è che è un particolare pane steso e preparato sul panaro, una piastra di pietra refrattaria riscaldata. Farcita con affettati e formaggi della tradizione umbra, è semplicemente imperdibile.
Next stop? Inglesismi, superlativi: Umberto Eco definitivamente polverizzato. L’intero borgo di Monte Santa Maria Tiberina è assai interessante e meritevole di accurata visita. A partire dalla porta Santa Maria, medioevale e suo unico ingresso, ci immergiamo in un’atmosfera unica in zona. Dall’alto, il borgo domina la campagna umbra, le colline che fino alla Toscana si estendono a perdita d’occhio sono una cornice perfetta. Tra palazzi aristocratici e vicoli pittoreschi rivivono tanti ricordi di un prestigioso passato di indipendenza (fu Marchesato dal 1250 al 1815). Nel 1859 il territorio fu annesso al Regno d’Italia e fino a poco meno di un secolo fa era ancora provincia di Arezzo. Al centro della nostra visita, Palazzo dei Marchesi, sede dei marchesi reggenti. Dal balconcino sopra l’ingresso venivano comunicate con ruggenti urla le nuove leggi ai sudditi, mentre al posto di una porta murata, era ubicata la buca per le denunce anonime. L’interno è caratterizzato da saloni affrescati, dall’appartamento marchionale, dagli uffici dipartimentali e dalle prigioni.
Il nostro programma ci porta quindi verso Morra, piccolissima frazione che accoglie l’Oratorio di San Crescentino, un vero scrigno d’arte che custodisce al suo interno un interessante ciclo di affreschi attribuiti a Luca Signorelli. Sulla via che unisce Perugia ad Arezzo, benché breve fu la sosta, egli ha lasciato delle testimonianze custodite con cura dal prezioso contributo del 1973 dato dal maestro Alberto Burri, che si prese a cuore la causa del piccolo Oratorio rimettendolo in piedi dopo anni di fatiscenza e abbandono. Monte Santa Maria Tiberina: un quadro, non trovate? L’Abbazia Benedettina di Badia Petroia risalente al 900, conserva ancora intatte due delle tre navate che formavano originariamente la struttura e costituisce l’ultima tappa prima del rientro verso Città di Castello, sede della 38esima Mostra Nazionale del tartufo bianco. La manifestazione – in programma l’ultimo fine settimana di ottobre – chiude una lunga serie di iniziative che, a partire dai primi del mese, vengono organizzate in tutta l’Alta Valle del Tevere, territorio ricco di questo prezioso tubero, una delle specie più pregiate. La mostra propone gastronomia locale, cultura e buone pratiche alimentari, salone dell’olio e del vino novello, i piatti della tradizione, mostre e laboratori. Iniziative collaterali, quali spettacoli musicali, di teatro, di danza, fanno da cornice a questa manifestazione in un itinerario che consente, tra l’altro, di godere delle bellezze artistiche e culturali del centro cittadino.
La nostra due giorni nell'alta Valle Tiberina prosegue conoscendo i numero percorsi immersi nelle colline che circondano Lisciano Niccone. Parliamoci chiaro, non che ci sia molto da fare a Lisciano, ma se siete amanti del trekking, della mountain bike o altri sollazzi simili, siete nelle colline perfette per voi. Borgo di origine medievale, non lontano dal Parco Regionale del Lago Trasimeno, fu dal 1202 possedimento dei marchesi del Monte. Dopo un breve periodo in cui appartenne alla famiglia Casali di Cortona nel 1479 tornò sotto lo Stato pontificio e vi restò sino al 1861. Qui, vicino al confine con la Toscana, la natura incontaminata che circonda il piccolo paese è il fiore all'occhiello della zona, con sentieri che tagliano il bosco e toccano una regione e l'altra, con lunghe passeggiate e possibilità di fare escursioni (anche) in mountain bike. Proseguendo, scopriamo che sul territorio comunale di Lisciano si trovano i ruderi di un castello dell'XI secolo e una chiesa edificata nello stesso periodo e dedicata a San Tommaso Apostolo in cui aveva sede il comune, prima di essere trasferito a valle. Si sono accorti che non era poi molto pratico tenerlo lassù. Ma che bellezza! Durante l'estate diventa lo splendido teatro della manifestazione "Lisciano in Jazz". Poco distante, in località Val di Rose, vicino alla frazione di Crocicchie, si trova la chiesa di San Niccolò che custodisce una pala di scuola raffaelliana dipinta intorno al 1515 da Eusebio di San Giorgio.
Il nostro itinerario prosegue con la visita a Preggio, frazione del borgo di Umbertide in provincia di Perugia. La sagra della castagna, tipica festa del paese, è in programma ogni terzo fine settimana di ottobre. Situato su una collina isolata, a 600 slm, Preggio domina la valle e dalla grande terrazza situata vicino alla Chiesa del paese la vista è spettacolare. Castagni, querce e verde a perdita d'occhio. Da menzionare anche l'antica Rocca di Preggio risalente al X secolo di cui oggi purtroppo non si hanno che pochi resti, gelosamente conservati dalla comunità in un giardino comunale. La tappa successiva è suggestiva quanto basta per farci sognare ad occhi aperti. Il Castello di Sorbello, oggi abitato da quattro nuclei familiari che grazie all'aiuto e l'operosità della Fondazione Ranieri lo conservano perfettamente, è visitabile da marzo ad ottobre, – ci riferiscono i proprietari che gentilmente ci accompagnano nella visita all'interno – per ovvi motivi: le stagioni migliori per una visita del genere sono la primavera e l'estate, si ha quindi tempo fino ai primi freddi e merita assolutamente una visita. E' possibile, su prenotazione, prendere parte a tour che svelano ai curiosi l'interno delle mura e le affascinanti e ricche stanze.
Nel vero e proprio cuore del centro Italia, in quella che oggi è una piccola estensione di Toscana in Umbria, si trovava fino a 200 anni fa il feudo imperiale di Sorbello, che rimase autonomo per circa 400 anni. Il suo territorio si colloca in un’area naturale che conserva ancora le sue foreste e la sua fauna selvatica, esattamente al limite tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Sorbello è un castello millenario fondato nel X sec. ancora di proprietà della famiglia che lo ha originariamente fondato e che tutt’oggi lo abita. Di conseguenza è stato modificato nei secoli per rispondere alle esigenze difensive e militari prima ed ai dettami della moda nei secoli più recenti. A partire da una iniziale torre difensiva, vennero aggiunte nuove parti tra cui: un grande mastio che domina l’ingresso del castello, un nuovo scalone d’accesso, sale con elaborati stucchi dipinti, un ampio atrio con cortile annesso che permette l’accesso ad una chiesa con arredi originali del 1600. E poi ovviamente qualche giradischi e un tostapane. Per le colazioni almeno. Belli miei siamo nel 2018, che dovrebbero fare i proprietari vivere in calzamaglia suonando l’arpa e pasteggiare a mais?
Penultima tappa: Pietralunga. Ad accoglierci nel piccolo borgo, anch'esso in provincia di Perugia, è la Rocca longobarda pentagonale posta al centro della piazza principale, nella quale si possono ammirare i resti della porta di accesso alla struttura difensiva, costruita in epoca longobarda intorno all'VIII secolo d.C.. Appunto, una “pietra lunga”. Utilizzata come sede gastaldale e avamposto militare, facilmente riconoscibile e intuibile il torrione pentagonale di avvistamento e difesa comunemente chiamato Rocca. In passato, all'interno del fortilizio erano collocati: il cassero, il mastio, gli alloggi per le truppe, le cucine, le stalle e il pozzo per il rifornimento idrico. Il centro abitato di Pietralunga si estende nella Valle del Carpina, verso il torrente Carpinella, le colline umbre ricoperte di boschi fanno da cornice ad uno dei borghi più interessanti e graziosi di questa due giorni. Nel territorio del borgo è presente la foresta demaniale di Pietralunga-Bocca Serriola, tra i più vasti complessi boschivi e collinari dell’Italia. All’interno della foresta sono presenti due oasi di protezione della fauna: l’Oasi di Varrea e l’Oasi di Candeleto. Pietralunga comprende anche due aree S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario): i boschi di Pietralunga e i boschi dei Monti Rosso e Sodolungo. E dentro il borgo? Street art! Una bellissima serie di piccoli graffiti, su iniziativa del consiglio comunale, colora le cassette tristi e grigie dei contatori del gas. Le poche vie del centro sono bellezza pura, con i muri in mattoni che resistono al tempo.
Montone e la Festa del Bosco. Il suggestivo borgo di orgine medievale di Montone saluta l’arrivo dell’autunno con l’oramai tradizionale "Festa del Bosco", giunta nel 2017 alla 34esima edizione. Il ricco programma della manifestazione prevedeva circa 70 punti di interesse sparsi per tutto il centro storico, appositamente allestiti con prodotti del territorio: dai tartufi ai funghi, dai formaggi al miele, dai salumi fino all’artigianato del legno, della ceramica e del ferro battuto. Il borgo, inserito tra "les plus beaux villages de la terre" e bandiera arancione tra i "borghi più belli d'Italia", è perfettamente conservato e immutato nei secoli. La festa è uno degli eventi più importanti della zona e richiama persone da tutti i territori limitrofi e non solo, ha davvero un richiamo non indifferente e noi ce ne siamo accorti non appena abbiamo varcato l'ingresso del paese. Cibi biologici e prodotti tipici delle aziende locali, degustazioni di prodotti naturali del bosco, spettacoli di intrattenimento e spazi espositivi. E un fiume di persone. Questa immensa "Mostra mercato dei prodotti del bosco e del sottobosco" articolata su cinque giorni – dal 28 ottobre al 1 Novembre – presentava tre temi che si svolgevano durante la giornata. "La scienza del bosco", con conferenze, escursioni ed incontri per conoscere e promuovere il ricchissimo territorio boschivo circostante. "La festa del borgo", con animazione (anche e soprattutto per bambini), teatro, musica e danze. Ogni sera, invece, l'evento speciale del giorno. Si va dal concerto alla caccia al tesoro per famiglie! Sempre dentro il borgo, il complesso museale di San Francesco, un ex insediamento francescano risalente agli inizi del 1300 con l'attuale pinacoteca che funge da custode di opere tra le quali troviamo "La Madonna della Misericordia" di Bartolomeo Caporali. D'estate non mancano altre attrattive, come il prestigioso Umbria Film Festival. Tanto per gradire, il presidente onorario è Terry Gilliam, non uno qualunque. Lo scorso anno è stato organizzato tra il 5 luglio e il 9 luglio. Quindi patti chiari amicizia lunga, noi vi abbiamo detto perché andare in Umbria - o perlomeno in una parte di questa -, voi andateci.