La lady delle rose si nutre dei profumi dei più antichi fiori dell’India e della Cina
di Anna Lia Sabelli Fioretti
Helga Brichet nella sua casa di Gualdo Cattaneo è proprietaria del più prestigioso e ricco roseto d’Europa
GUALDO CATTANEO – Ha i tratti e il portamento di una lady inglese anche se è sudafricana. E come una lady inglese Helga Brichet coltiva rose con l’eleganza naturale di chi tende a ricercare la bellezza in tutte le sue forme. Nei cinque ettari di terreno che rendono il suo casale nel comune di Gualdo Cattaneo una sorta di piccolo eden ha piantato una quantità enorme di varietà di rose (sembra siano 500 ma lei non vuole contarle), il simbolo dell’amore, del fascino e della seduzione. Ma, al di là dei tanti roseti sparsi per l’Umbria, per l’Italia e per il mondo , lei ha scelto una peculiarità che la rendeva diversa: coltiva solo rose antiche provenienti dalla Cina e dall’India, rose selvatiche che più di altre hanno influenzato l’ibridazione, rose che spargono il loro profumo senza farsi annusare, che salgono verso il cielo arrampicandosi anche fino a 10 metri sui tronchi degli alberi, i “protetti” del marito belga Andrè.
Così Helga è finita nelle prime pagine delle riviste più prestigiose specializzate in giardinaggio come proprietaria del roseto antico più ricco d’Europa. “Noi abitavamo – racconta sotto un pergolato di rose Banxsia, bianche a mazzetti, dal profumo di violetta – quando mio marito si è ammalato, aveva 42 anni, ed è stato costretto ad andare in pensione. Così abbiamo deciso di cambiare vita, lasciare lo smog ed il caos della capitale (lui lavorava alla Fao) e di immergerci nella natura. Siamo venuti in Umbria ed abbiamo trovato questo casale tutto diroccato ma molto bello, con cinque ettari di terreno intorno. Ha anche una piccola chiesa, Santa Maria in Portella, che apriamo a chiunque la voglia visitare”. Per riempire il tempo, dopo aver ristrutturato la casa, ha impiantato una bella vigna ed ha iniziato a coltivare il giardino, facendosi influenzare dall’esperienza e dagli studi del botanico Gianfranco Fineschi ma anche dai ricordi dell’infanzia, di quando piccolina dava una mano alla nonna Abdà a Cape Town mentre potava, concimava, piantava rose. “Solo man mano, però, ho capito che cosa volessi di preciso: cercavo l’origine, i primordi, così sono arrivata alle rose dell’Himalaya, alle orse cinesi perché il gene della rifiorenza viene proprio dalle chinensis, arrivate in Europa nel ‘700, introducendo caratteristiche sino ad allora sconosciute dal mondo occidentale. La loro era una cultura antica, già 2000 anni fa incrociavano le varie specie. Fioriscono senza interruzione tutto l’anno, sono rose a piccolo fiore, delicate, molto sane, hanno colori e sfumature originali, un portamento leggero ed arioso, un profumo fruttato e di solito appassendo, invece di scolorire, accentuano il colore dei petali”.
Helga svolge un’intensa attività nel mondo delle rose. E’ stata presidente della Federazione mondiale della Società della Rosa ed ha un proprio comitato nel Wfrs (Convention Liason), gira il mondo per cercare, identificare ed introdurre in Italia vecchie e nuove specie. Pubblicizzato da pagine e pagine di siti internet il roseto di Santa Maria in Pontella viene cliccato costantemente sul web e visitato da gruppi italiani, europei e d’oltre oceano. Inoltre, sia pure aiutato da un giardiniere a fasi alterne, tutti i giorni si alza la mattina presto per annaffiare e curare le sue “creature”. Mi piace chiamarle per nome, anche perché le rose hanno nomi straordinariamente belli. Per esempio Fragrant Butterfly, Pompon de Paris, Sanguinea, Louis XIV, White Pearl in red Dragon’s Mouth”. Poi confessa di avere un sogno: occuparsi del concorso dedicato alle nuove varietà di rose che la famiglia Fumagalli di Monza ha smesso di indire dopo 50 anni di vita. “Perché non trasferirlo in Umbria? Perché regalarlo ad un’altra regione? Cerco un finanziatore disposto ad investire una piccola somma su questo premio così elegante e profumato”.