Il senso delle donne per la terra
di Cristina Ravanelli
La terra chiama, le donne rispondono. Negli ultimi decenni l’agricoltura italiana si è tinta di rosa, con una schiera di giovani che sono letteralmente scese in campo: secondo Coldiretti, l’occupazione femminile di under 40 in campagna cresce tre volte tanto rispetto a quella maschile. E si stima che, entro il 2020, il 40 percento delle imprese agricole sarà guidato da una donna. Paladine di un nuovo modo di fare agricoltura, sempre più attento all’ambiente e alla qualità, spesso hanno una laurea in tasca, a volte hanno lasciato la città mosse dal desiderio di vivere secondo i ritmi della natura, quasi sempre sono delle innovatrici: sanno coniugare saperi antichi con un nuovo modo di valorizzare il territorio e i suoi prodotti. Noi di F siamo state in Umbria, il cuore verde dell’Italia, per raccontarvi la storia di alcune di loro. Ragazze che, partite da zero o prendendo in mano le redini di un’azienda di famiglia, si sono ritagliate un lavoro in campagna. E la terra le ha ripagate con i suoi buoni frutti: oggi sono professioniste soddisfatte e mamme felici di crescere i propri figli a contatto con la natura. Scopriamo cosa ci hanno raccontato.
GUSY MORETTI – 32 anni, produttrice di olio e vino. E’ fidanzata.
Di cosa ti occupi?
“Da quattro anni lavoro nella azienda agraria della mia famiglia, che produce vino e olio. Gestisco la parte commerciale e la produzione del vino. Viaggio molto: i nostri prodotti sono esportati in tutto il mondo, persino alle Maldive e in Messico. Facciamo anche corsi di cucina e organizziamo pic-nic in vigna”.
Come è nata l’idea?
“La mia è una famiglia che, da generazioni, lavora la terra. Nel 1992 mio padre Omero ha deciso di imbottigliare con la sua etichetta, Montefalco Sagrantino Docg.
Su scelta di mia madre, la nostra è sempre stata una produzione biologica. Lei, infermiera, lavorava tutto il giorno, così io e mia sorella trascorrevamo le giornate nei campi con papà: voleva che screscessimo in un ambiente sicuro e per questo ha preteso che non venissero usati i pesticidi. L’azienda porta il nome di mio padre, ma qui siamo in prevalenza donne: mia madre, mia sorella Lucia, degustatrice d’olio, e mia nonna Quinta, 86 anni, la capostipite. L’abbiamo filmata mentre cucina ricette tipiche e messa su YouTube: è diventata una star del web”.
Cosa ti dà questo lavoro?
“Mi immaginavo una vita diversa. Sono laureata in Architettura, ho studiato a Ferrara e a Barcellona. Poi la malattia di mia madre mi ha costretta a tornare. Non è stato facile mettere i miei sogni nel cassetto, ma oggi so che ho fatto la scelta giusta: la vita in campagna è speciale, e lo sarà anche per i miei figli, quando arriveranno. Loro, però, dovranno spiccare il volo e fare ciò che desiderano. Inoltre, ho la consapevolezza che avendo studiato fuori, posso dare molto al mio territorio. E, infatti, faccio parte della Strada del Sagrantino, associazione che promuove la nostra zona”
E cosa ti toglie?
“Non c’è mai riposo. Ai tempi di mia nonna, a gennaio, quando la campagna “dorme”, si ricamavano le lenzuola. Noi oggi facciamo le ferie”
LUCIA MENCARONI – 33 anni, gestisce un hotel. E’ sposata e ha un figlio
Di cosa ti occupi?
“Con la mia famiglia gestisco un albergo situato in una dimora storica, una villa appartenuta ai Donini, un’antica famiglia di commercianti di seta che ha fatto la storia del nostro territorio: a Perugia palazzo Donini è la sede della giunta regionale. Il mio compito è portare i clienti: seguo la comunicazione, il marketing e gli aspetti commerciali. Ma conosco l’albergo in tutti i suoi aspetti. Dopo la laurea in Economia ho lavorato in una catena alberghiera imparando a fare tutto: ho rifatto le camere, sono stata con il maitre di sala e al ricevimento”
Come è nata l’idea?
“I miei genitori si occupano dal 1983 di turismo. Quando, nel 1999, hanno saputo di questa villa, se ne sono innamorati: dopo 15 giorni erano dal notaio. Un vero e proprio colpo di fulmine”
Cosa ti dà questo lavoro?
“Ho cambiato spesso idea, poi ho capito che volevo portare avanti questo progetto. E’ un onore continuare a far vivere il fascino antico di questo posto, un privilegio alzare gli occhi e ammirare stupendi affreschi dell’800. E poi qui scopro il mondo stando ferma. Di clienti ce ne sono di tutti i tipi. La maggior parte sono meravigliosi, con alcuni si sono creati solidi rapporti di amicizia. Certo, le richieste strane non mancano. Le più bizzarre? Una stilista americana, che soggiorna abitualmente da noi, voleva un massaggio alle 2 di notte. O quella volta che un emiro arabo ha preteso di parcheggiare l’elicottero nel nostro parco”
E cosa ti toglie?
“L’unico lato negativo è lavorare ancora di più quando gli altri fanno festa. Mio marito, dopo anni come archeologo, ora fa parte del nostro staff. Ma se da un lato è bello condividere anche la sfera professionale, dall’altro può essere un ostacolo: spesso gli impegni coincidono. E con un bimbo piccolo ci vuole molta organizzazione”.
JENNIFER MCLIVAINE – 40 anni, chef a domicilio. E’ sposata, ha due figli.
Di cosa ti occupi?
“Tengo corsi di cucina, propongo tour enogastronomici e sono chef a domicilio. Essendo americana sono diventata un punto di riferimento per i visitatori di lingua inglese. Tra i miei clienti ci sono anche attori e registi famosi. Ma non posso svelare i nomi: il mio mestiere impone il rispetto della privacy”
Come è nata l’idea?
“Mentre studiavo danza a Filadelfia, la mia città d’origine, ho capito che la mia strada era il cibo: mi sono iscritta a una scuola di cucina, poi è iniziata la gavetta. A Seattle, nel 2004, facevo street food quando ancora non era di moda. A una cena ho conosciuto un italiano, che poi sarebbe diventato mio marito. Ma il vostro Paese era già nei miei piani: avevo vinto una borsa di studio per lavorare in un agriturismo in Toscana. Così mi sono trasferita. Da anni la mia vita è qui, ho due bimbi, un maschio e una femmina di 7 e 4 anni, e tutti mi dicono che sono più umbra degli umbri!”
Cosa ti dà questo lavoro?
“Faccio il lavoro che ho scelto e negli ultimi tempi la mia attività è cresciuta. L’apprezzamento di chi assaggia la mia cucina è la soddisfazione più grande. Inoltre, ho il privilegio di stare a contatto con la natura e crescere i miei figli in un ambiente a misura d’uomo”
E cosa ti toglie?
“Il tempo libero. E’un mestiere che assorbe, quando porto una torta a casa, mia figlia mi chiede” l’hai fatta veramente per me o per i tuoi clienti?”. Per fortuna ho una brava baby sitter che mi aiuta così riesco a conciliare vita privata e impegni. Il picco del lavoro è da maggio a ottobre, poi tiro il fiato e torno, con tutta la famiglia, negli Stati Uniti per una vacanza di qualche mese”.
SIMONA CHECCAGLINI – organizza eventi. E’ sposata.
Di cosa ti occupi?
“Con una collega, ho aperto una società che organizza eventi legati al territorio, in particolare alle erbe medicinali e ai frutti antichi. Il più importante si chiama Herbae Volant, una manifestazione itinerante tra abbazie, giardini e castelli dell’Umbria, con una mostra mercato, attività per bambini e seminari. Siamo ormai alla 7° edizione ed è bello constatare che il pubblico è in costante aumento. La mia passione per i profumi, poi, mi ha portato a creare Pomi d’Umbria, una fragranza per ambienti dal copri tappo ispirato alla forma dei tre frutti antichi: pera Monteleone, mela conventina e merangola. La vendiamo in tutta Italia e anche all’estero”
Come è nata l’idea?
“Sono botanica: ho sfruttato il mio sapere scientifico per creare eventi e prodotti dall’anima green”
Cosa ti dà questo lavoro?
“Tanta soddisfazione, ho realizzato alcuni dei miei sogni, io e la mia socia siamo partite da zero, ma ci abbiamo sempre creduto molto. Oggi è bello vedere la fila di macchine che si forma per raggiungere un nostro evento. Sono fiera di valorizzare il territorio: benché sia toscana, provo un profondo attaccamento per questa regione, appena posso prendo la macchina per scoprire nuovi posti. E poi sono curiosa per natura: vado sempre a caccia di spunti”
E cosa ti toglie?
“Un po’di spensieratezza: anche quando spengo il computer ho sempre un pensiero nei confronti del mio lavoro”.
ALICE CAPORICCI – 30 anni, chef e coltivatrice di tartufi
Di cosa ti occupi?
“ Sono chef nella azienda agricola della mia famiglia, nata nel Dopoguerra ma che, quando è stata presa in mano da mio padre Carlo, si è specializzata in tartufi”
Come è nata l’idea?
“Ho frequentato l’Accademia d’arte e vari corsi, senza però avere le idee chiare. A 25 anni la svolta: ho provato con la cucina. Durante l’adolescenza ho avuto problemi alimentari, cucinavo per tutti ma non nutrivo me stessa, poi ho capito che potevo trasformare l’abilità ai fornelli in un lavoro. Grazie ai contatti di mio padre, che rifornisce di tartufo i principali ristoranti del mondo, sono riuscita a fare diversi stage. A Roma per esempio, ho fatto esperienza in una brigata di 50 persone. Ma era un ambiente difficile, militaresco: ho perso 10 chili in un mese a causa dello stress.
Poi ho vissuto a Londra per un anno, lavorando anche per Jamie Oliver. E dopo tanto girare sono tornata a casa buttandomi a capofitto nel nuovo ristorante di famiglia”
Cosa ti dà questo lavoro?
“Pensavo che avere mio padre come capo fosse problematico. E all’inizio è stato così. Oggi invece abbiamo trovato l’equilibrio e sono molto soddisfatta: il nostro menù degustazione ha successo, il tartufo è un prodotto d’eccellenza che non conosce crisi, il team con cui lavoro è affiatato. Finalmente faccio quello che mi fa stare bene e mi sono riappacificata con il cibo. In più, dopo tanto girare, sono tornata nella mia terra, a stretto contatto con la natura e con i miei amati cani”
E cosa ti toglie?
“La vita sociale. Con i miei orari uscire con le amiche è diventata un’impresa impossibile”.