Montefalco: La Madonna della Cintola torna e fa “miracoli”
di Benedetta Tintillini
TESTATA: Umbriaecultura.it
DATA DI PUBBLICAZIONE: 26 Marzo 2016
La Madonna della Cintola è tornata (seppure per un periodo) nella sua città natale, dove Benozzo Gozzoli, pittore fiorentino discepolo del Beato Angelico, la dipinse nel 1450, e dove avrebbe dovuto rimanere per sempre, essendo destinata all’altare della chiesa di San Fortunato. Il giovane Benozzo dipinse a tempera e oro su tavola la splendida Pala raffigurante la Vergine Assunta al cielo nell’atto di donare la cintola a San Tommaso come prova della sua assunzione al cielo, e la dipinse secondo i più aggiornati dettami del gusto rinascimentale fiorentino, non più divisa in pannelli e ornata da pinnacoli, ma costituita da un’unica tavola quadrata tra due pilastri corinzi, conclusa da una cornice, e completata in basso da una predella continua, dove le Storie della Vergine sono separate da pilastrini dipinti. Donata a Papa Pio IX dalla comunità di Montefalco, nel 1848, in occasione della concessione al borgo umbro del titolo di città, è da allora conservata nella Pinacoteca dei Musei Vaticani.
Potrei dire, a questo punto, che questa immagine, venerata da sei secoli, si è rivelata essere, oltre che un capolavoro, anche miracolosa. Nessun evento straordinario ed irripetibile ha avuto luogo per sua intercessione, ma anzi, è miracolosa perché è riuscita ad innescare un processo virtuoso che dovrebbe essere non l’eccezione, ma la regola, per chi amministra, vive ed ama una terra unica nel suo genere come la nostra. Colma la chiesa di San Francesco, che accoglie il ciclo di affreschi sulla vita del Santo di Assisi (anche questa opera di Benozzo Gozzoli) durante la presentazione ufficiale della Pala e della Mostra a lei dedicata, avvenuta lo scorso 18 Luglio. Colma perché tanti sono stati gli attori che hanno reso possibile questo evento, e perché molti sono i cittadini che comprendono l’importanza dei tesori di cui siamo temporanei custodi, delle nostre radici e della nostra identità. Il sogno della comunità montefalchese, Sindaco Donatella Tesei in testa, era di riportare a casa, almeno per un po’, la pala che da tanto tempo ormai mancava da Montefalco, ma l’urgente necessità di un restauro non permetteva alcuno spostamento. Con il contributo di Sistema Museo, gestore del Museo di S. Francesco, dei Lions Club di Foligno e soprattutto del Consorzio Tutela Vini di Montefalco, questi restauri sono stati effettuati ed il viaggio verso casa della Madonna della Cintola è infine diventato realtà.
Un grande sorriso di soddisfazione e di entusiasmo illuminava il volto del sindaco di Montefalco Donatella Tesei, mentre, ringraziando, raccontava degli sforzi e delle vicissitudini attraversate nel tentativo di coinvolgere alcune realtà di Montefalco (e non solo) ad abbracciare lo stesso sogno. Lo stesso sorriso di gioia ed entusiasmo che vorrei spingesse tutti gli amministratori ad agire con caparbietà per il bene della collettività perseguendo il “bene comune” – concetto questo da molti espresso e a volte abusato ma troppo poco realizzato in questo nostro “grande Paese” che è l’Italia – parole del Sindaco Tesei. Entusiasmo che, per fortuna, ogni tanto trova terreno fertile nella sensibilità e lungimiranza in realtà, sia pubbliche che private, che permettono con i loro fattivi contributi la realizzazione di ambìti progetti, solo apparentemente distanti, irrealizzabili solo a causa della scarsa determinazione.
E vorrei che le parole della Presidente Marini fossero i pilastri dell’agire di chi ci governa, quando dice che operazioni come queste hanno un triplice scopo: culturale, civile ed economico. Operando in questo modo si innescherebbe una spirale positiva che accrescerebbe sia l’aspetto spirituale della vita, ma anche quello più prettamente “pratico”, perché è così difficile attuarlo?
A questo proposito Ermete Realacci ricorda un passo del Costituto di Siena, redatto nel lontano 1309 eppure così moderno, che sottolinea l’importanza della bellezza nella città affermando: “Chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Cos’altro serve aggiungere?
L’ultimo intervento è del prof. Paolucci, che in breve ci racconta della storia della tavola, ci fa apprezzare la luce color miele di una caldissima giornata estiva che filtra nella navata e che ci avvolge, probabilmente la stessa luce nella quale Benozzo ha realizzato, e tanti dopo di lui hanno goduto, gli affreschi ed il meraviglioso dipinto che magicamente si svela sotto i nostri occhi…
Un prodigio di azzurro e di oro aveva anticipato il professore, un’immagine dalla quale non si può sottrarre la vista, una commozione che sale mentre gli occhi indagano i particolari delle figure e i dettagli della predella, un senso di astrazione mi coglie anche se tutto intorno a me è una ressa di fotografi, giornalisti e persone che vogliono ammirare la Pala da vicino.
E’ come se un pezzo del puzzle che è la nostra identità sia tornato al suo posto. Bentornata a casa Madonnina.