Perugia: il volo del grifo-drone
di Elvira D Ippoliti
TESTATA: Terra-italia.net
DATA DI PUBBLICAZIONE: 5/10/2014
Nella mia fantasia, il grifo abbandona la facciata in pietra del Palazzo dei Priori, nel centro di Perugia, per librarsi sulla mia testa come un drone arcaico. La sua missione è chiara: mostrarmi la città con i suoi occhi. Verdastre risplendono le ali del drone nel sole estivo. Su Corso Vannucci, la via principale della città che da Piazza IV Novembre porta direttamente a una terrazza panoramica, ci sono molte persone: mi muovo nella stessa direzione e passo davanti a tanti bei caffè. Le vetrine dei negozi si fanno strada nei muri di pietra e spesso sono le stesse linee progettate dagli antichi architetti. Perugia è antica, contemporanea e stupisce ad ogni passo. Il Papa Paolo III Farnese (1540) fece distruggere un intero quartiere della città per far costruire la sua enorme Rocca Paolina, per mostrare così la sua forza. Della Rocca vediamo ora solo le fondamenta, mentre le case dei Baglioni, la famiglia più importante di Perugia, sono state demolite.
Il grifo-drone mi porterà sotto la terrazza panoramica: una scala porta direttamente davanti all'entrata del Brufani, antico hotel di lusso, in direzione della valle, dalla cui apparente immensità svettano le cime di due campanili. La strada scende ripida e sinuosa. Le ali del drone si muovono silenziose nel vento. Con un movimento del capo mi mostra il mio obiettivo. La casa è nascosta dalla via principale da un alto muro. Aspetto davanti alla porta che presto viene aperta da una giovane donna. "Vuole visitare la mia bottega- museo?": un po' sorpresa la seguo in una stretta entrata. Come nell'antico laboratorio di un'alchimista, nella stanza adiacente sono allineate l'una accanto all'altra decine di bottigliette riempite con polveri colorate. "Questi sono gli antichi colori originali di Francesco Moretti, un genio nel dipingere vetrate". Maddalena, così si chiama la donna, è piena di energia e passione: è praticamente rimasta l'unica a creare vetrate, rigorosamente dipinte a mano. "È difficile" racconta, senza mai perdere la serenità. "Nella mia famiglia abbiamo sempre fatto questo lavoro, ci abbiamo sempre creduto e, semplicemente, non posso smettere".
Studio Moretti Caselli di Maddalena Forenza
Il miglior simbolo di questa caparbietà famigliare è la grande vetrata sulla quale gli antenati di Maddalena hanno dipinto il ritratto della Regina Margherita (in cui onore a Napoli venne inventata la pizza che ne porta il nome). Un fragile e magnifico esemplare che, illuminato dalla luce del giorno, troneggia nel museo di famiglia. Margherita indossa un vestito azzurro con merletti bianchi. Su un dipinto a olio sarebbe certo stato difficile riprodurre con tale precisione ogni piega del tessuto ma, quando si tratta di una vetrata, è praticamente impossibile. "I colori devono rimanere trasparenti " aggiunge Maddalena" in modo che la luce brilli attraverso il vetro. Osservi i gioielli: il colore dorato è una meraviglia". Il viso della Regina ha un pallore regale ed è così vivo che quasi si vorrebbe cominciare a parlare con lei. Il piccolo museo conserva in un ambiente autentico e antico - "la nostra è l'unica casa che non è stata distrutta da Papa Paolo III" - un'enorme collezione di disegni e figurine di gesso, che sono stati usati come modelli per le vetrate.
Nello studio moderno si respira meno atmosfera, ma molto impegno. "Per poter dipingere su vetro, il soggetto deve essere dipinto con piccole pennellate. Dopo questa prima fase, il vetro viene cotto e poi ridipinto. Lo stesso procedimento si ripete per quattro o cinque volte. Spesso il pezzo di vetro si rompe e bisogna ricominciare da capo. Alla fine i diversi pezzi vengono uniti con un'intelaiatura in piombo". Su una delle vetrate che Maddalena ha appena dipinto sembra che il tempo si sia fermato. Qui, nello Studio Moretti Caselli, il passato e il presente sono semplicemente intercambiabili. Guardo dalla finestra e osservo l'antico drone del futuro. Il grifo veleggia calmo vicino a un albero, ma capisco che è ora di salutare questo meraviglioso mondo del vetro.
Quando si vuole passeggiare senza meta, prima o poi bisogna tornare indietro. A Perugia, le fondamenta a volta della Rocca Papalina sono dotate di scale mobili. I vagoni argentati di una mini-metro scivolano automaticamente sul pendio e collegano la città vecchia con quella nuova. Il grifo mi riaccompagna alla piazza principale, ma non ci fermiamo molto a lungo. Una coppia sta salendo le ripide scale del Palazzo dei Priori, lo sposo deve aiutare la sposa nel suo abito bianco in pizzo: probabilmente la sposa non si aspettava questo tipo di ginnastica al suo matrimonio. Proseguo e la strada scende, curvandosi. Il drone è sempre qualche passo davanti a me ma mi prendo il mio tempo per ammirare gli antichi palazzi. Un acquedotto romano fa da stretto ponte con la parte inferiore. Raggiungo il drone in una calma piazza, quasi al margine della città. Una chiesa di pietra crea un bianco contrasto rispetto al cielo azzurro.
Museo Atelier Giuditta Brozzetti
Vengono accolta ancora da una giovane donna. "Marta", si presenta, e comincia subito a raccontare la storia della sua famiglia. "Viviamo qui vicino. La chiesa era abbandonata e mio padre l'ha comprata. Venne costruita durante l'epoca di San Francesco e, chissà, forse anche lui è stato qui”. Un'introduzione emozionante. Il santo patrono d'Italia, che amava tutto il creato e tutte le creature, ha probabilmente osservato questa semplice e meravigliosa architettura. In questa chiesa, Marta ha realizzato la sua personale idea di paradiso in terra. Uno accanto all'altro sono allineati, lungo le mura in pietra, gli antichi telai. Costruiti nel XVII o nel XIX secolo, funzionano tuttora. Proprio come nella bottega di Maddalena, mi trovo in un museo che allo stesso tempo serve per esercitare un raffinato lavoro manuale. Marta prende posto sul telaio più antico e si mette a lavorare. Osserva un manifesto con un'immagine di Pinturicchio: Gesù Bambino è parzialmente avvolto in uno scialle rigato e dal telaio ecco che esce l'identico pezzo di tessuto. "Come hai copiato il motivo?" mi viene spontaneo chiedere. Marta alza le spalle. "Non so leggere un modello perché non ho mai imparato a farlo. Semplicemente, osservo la foto e continuo a lavorare".
In questo momento non so più se è il grifo-drone l'essere fantastico o la donna che davanti a me ha riprodotto un modello così delicato dal pensiero. Da generazioni le donne della sua famiglia lavorano al telaio. Il motto di questa bottega è: "Laboremus jucunde“. L'amore per il lavoro è contagioso e si stende per tutta la città. Perugia è una bottega dell'antico nella quale si lavora ancora oggi con amore. Tutti i problemi possono essere trasformati in bellezza dagli uomini: per fare ciò sono necessari i gesti giusti, un cuore aperto, fantasia e voglia di lavorare. Gli abitanti di Perugia conoscono bene quest’antica ricetta.