Rinascimento italiano
di Elaine Sciolino
In una placida mattinata, che fa da sfondo alla città di Spoleto adagiata sopra un colle, Carla Fendi passeggia su e giù per il proscenio di un teatro ottocentesco che adesso porta il suo nome. “Si avvicini” mi sussurra in italiano con fare cospiratorio. Un attimo dopo, mi prende sottobraccio conducendomi sul retro di un enorme sipario dipinto a mano, affinché veda con i miei occhi i risultati dei lavori di riparazione che sono stati eseguiti. L’indice di Carla Fendi indugia brevemente sugli angoli in cui i restauratori hanno ricucito gli strappi, nascondendo gli evidenti buchi con scampoli di tessuto in materiale termoplastico. È solo uno dei molteplici interventi di restauro del teatro, per i quali la signora Fendi ha investito 1,5 milioni di dollari. “Nutro un timore reverenziale nei confronti degli artigiani che hanno rimesso a nuovo questo sipario. C’erano così tanti buchi, che sembrava un cielo coperto di nuvole”.
Carla Fendi, la donna che ha contribuito a trasformare una piccola impresa a conduzione familiare, che produceva pellicce e articoli di pelletteria, in una dinastia della moda, sta investendo le sue energie — e il suo patrimonio personale — in un progetto teso a far rivivere gli antichi fasti del Festival dei Due Mondi, che in passato fu una delle manifestazioni artistiche più importanti e prestigiose d’Europa. A Spoleto, per intenderci, Luchino Visconti arrivava a bordo di una Rolls-Royce, Ezra Pound teneva dei reading di poesie, Tennessee Williams faceva debuttare una commedia in prima assoluta, Henry Moore progettava scenografie operistiche, mentre un giovane Yo-Yo Ma improvvisava delle serenate all’ora di pranzo dinanzi ad alcuni capannelli di persone che sostavano per strada.
Ciononostante, molti anni fa, questo grande festival ha perso l’antico smalto. Attualmente, occupa un ruolo da comprimario rispetto ad altri eventi che beneficiano di un miglior apparato organizzativo. È il caso, ad esempio, del festival di Edimburgo o del festival di Aix-en-Provence, per non parlare del più giovane Spoleto Festival USA che ha sede a Charleston, nel South Carolina, nato in seguito alla scissione dalla manifestazione italiana avvenuta nel 1993.
La settantacinquenne Carla Fendi si sta dando un gran daffare per far rivivere gli antichi fasti del Festival di Spoleto. Con la sua giacca di cashmere bordata di ermellino, un cappello di visone con applicazioni di cuoio rosso, e il collo fasciato da due lunghe sciarpe — una rosa e una nera — evoca il potere del divismo che un tempo rifulgeva ogni estate in questa località.
La signora Fendi considera il suo ambizioso programma pluriennale per la rinascita di Spoleto come parte integrante del patrimonio che intende lasciare in eredità. Delle cinque sorelle che hanno creato la dinastia Fendi, specializzata nella produzione di beni di lusso, Carla è l’unica a non aver avuto figli. La maison Fendi, di cui è presidente onorario, è stata venduta nel 1999 e attualmente è di proprietà di LVMH.
Suo partner o, per meglio dire, il suo alter ego, è Giorgio Ferrara, regista cinematografico e teatrale nonché direttore del Festival di Spoleto dal 2008. In una vicenda degna di una tragicommedia pirandelliana, Gian Carlo Menotti, il compositore vincitore del Premio Pulitzer che ha creato il festival nel 1958, permettendogli di raggiungere l’apice della gloria, decise, ormai prossimo alla morte, di passare il testimone al figlio adottivo, un ex-attore ed ex-pattinatore di nazionalità americana, da lui ribattezzato Francis Menotti.
L’uomo è stato espulso dallo staff dopo nove anni in cui il festival ha pagato lo scotto di una cattiva amministrazione e di un drastico calo dei biglietti venduti. Persino Carla Fendi, accanita sostenitrice da anni della manifestazione, aveva smesso di venire a Spoleto.
“Poi è arrivato Giorgio, e l’amore per il festival si è riacceso” dice la signora Fendi riferendosi a Ferrara. “È un uomo spiritoso, dinamico, franco e alla mano. Adoro il suo sorriso. Anche i suoi occhi sorridono.”
“È amore vero” ribadisce Ferrara, che è sposato con l’attrice Adriana Asti. “Carla è timida, mentre io non lo sono. Siamo una coppia perfetta.”
I due si adorano. Si baciano sulla guancia. Si tengono per mano. Ridono insieme. E attendono con ansia la riapertura del Festival di Spoleto. Tra le iniziative di Carla Fendi, è giusto ricordare il restauro del teatro e una quota non meglio precisata di sovvenzioni annue aggiuntive per gli eventi che fanno da corollario al festival.
Il progetto personale di Carla Fendi arriva in un periodo in cui diverse case di moda italiane hanno intensificato il loro sostegno a favore dell’arte. La stessa maison Fendi ha recentemente annunciato che investirà 3,2 milioni di dollari in una serie di interventi di pulitura e restauro di uno dei simboli più prestigiosi d’Italia: la Fontana di Trevi a Roma. Contemporaneamente, Karl Lagerfeld, direttore creativo della maison Fendi dagli anni Sessanta del secolo scorso, pubblicherà un libro sui dagherrotipi del XIX secolo utilizzati per riprodurre le fontane romane.
Fendi adora Lagerfeld: “In un’altra vita, sarei stata felice di fargli da assistente” dichiara, anche se subito dopo non nasconde un moto di stizza quando accenno all’ipotesi di un progetto Lagerfeld-Fendi. “Non deve confondere i due progetti” ribatte. “Sono due realtà ben distinte. Carla Fendi è Carla Fendi, non Fendi.”
La bellezza allo stato puro di Spoleto colloca questa manifestazione su un piano decisamente diverso rispetto ad altre rassegne di arte e intrattenimento. Le passerelle di pietra ripide e scoscese, che circondano le colline boscose e i vigneti terrazzati, invogliano a fare lunghe passeggiate. Gli Etruschi, i Romani, i Guelfi e i Ghibellini hanno lasciato le loro impronte nella cittadina, i cui monumenti architettonici annoverano un anfiteatro romano e una fortezza medioevale. Il teatro parzialmente restaurato da Fendi sorge in Piazza del Duomo vicino alla cattedrale che risale al 1100. Di giorno, la piazza funge da auditorium per le rappresentazioni all’aperto, mentre di sera si trasforma in un punto di ritrovo illuminato dalla luna, perfetto per un digestivo da sorseggiare a fine spettacolo.
Per l’edizione di quest’anno, che si aprirà il 28 giugno, l’acclamatissimo coreografo Benjamin Millepied metterà in scena due fra le sue opere più conosciute, mentre Robert Wilson dirigerà Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe nel riadattamento di una novella di Daniil Kharms. La presenza in cartellone di spettacoli di prim’ordine non è comunque una garanzia in termini di spettatori paganti, soprattutto americani, che l’anno scorso hanno costituito nemmeno il 10% del pubblico.
“All’epoca di Menotti, gli americani venivano in Italia solo per Spoleto” spiega Ferrara. “Quel pubblico lo abbiamo perso, ma ora lo rivogliamo.”
Per riuscire in quest’ardua impresa, il festival ha chiesto aiuto a quei mecenati americani che amano l’Italia. In febbraio, Ferrara ha organizzato “An Evening at the Spoleto Festival” un evento musicale tenutosi alla Carnegie Hall, seguito da una cena di gala in onore di Carla Fendi e di Lawrence E. Auriana, un importante uomo d’affari newyorkese che ha contribuito a finanziare il Festival di Spoleto.
Con sommo rammarico del pubblico presente, Carla Fendi non ha potuto ritirare personalmente il premio a causa di una trasferta a Dubai. Come se non bastasse, il festival è perennemente afflitto da problemi organizzativi, il sito web dell’evento viene aggiornato in modo sporadico e in pratica non è stata adottata una strategia di marketing ben precisa.
Ferrara è consapevole delle difficoltà e delle sfide che lo attendono, ma è convinto che Spoleto stia per compiere un salto di qualità. “È vero che Spoleto ha conosciuto una fase di declino e che adesso ci sono tantissimi festival dappertutto, che hanno molti più soldi di noi. Ma è altrettanto vero che qui, per 17 giorni all’anno, si crea un’atmosfera davvero magica. Facciamo sempre in modo che non manchi nulla: musica, opera lirica, balletto, teatro. E non dimenticate che, ovunque si posi lo sguardo, c’è un pezzo di storia. Per non parlare del fatto che si mangia benissimo!”
In attesa del grande evento, Carla Fendi non smette di tessere le lodi di Spoleto con tutte le persone che incontra. Come racconta lei stessa, lo scorso marzo, in occasione della Settimana della Moda di Parigi, si ritrovò seduta accanto a Jack Nicholson alla Brasserie Lipp. Vincendo la timidezza, gli disse — in tono concitato e per giunta in italiano — di essere una sua grande ammiratrice. Nicholson non aveva la più pallida idea di chi fosse quella donna. A quel punto, suo marito, Candido Speroni, esclamò, scandendo bene le parole: “Io — marito — Carla Fendi!” Le due accompagnatrici di Nicholson lanciarono dei gridolini di gioia. Dopodiché, Carla Fendi e Nicholson si scambiarono le informazioni di contatto. Fendi ha detto che gli scriverà una lettera per invitarlo a Spoleto.