Il minimetro di Perugia
di Anthony Paonita
Sono le 19, e a Perugia la passeggiata serale è in pieno svolgimento. Ci sono tutti i cliché usati per raccontare l'Italia agli stranieri: adolescenti che camminano mangiando il gelato, coppie che spingono passeggini e si fermano a chiacchierare con gli amici, professori - questa è una città universitaria - che vanno su e giù per corso Vannucci salutandosi e discutendo di politica.
Le conversazioni - frivole, tenere o appassionate - rimbombano tra le facciate medievali, senza essere sopraffatte dal rumore di motori a combustione interna. Il corso, la strada principale del capoluogo umbro, si presenta come un salotto, non come un'arteria per veicoli a motore. E così, mentre il sole al tramonto tinge di un colore ambrato gli edifici, turisti e impiegati stanchi all'uscita dal lavoro sgomitano per trovare un posto a sedere al caffè o entrano ed escono dai negozi senza doversi preoccupare delle difficoltà di parcheggio o degli ingorghi che sono tipici di tante città del mondo.Semplicemente, non c'è traffico.
Non è sempre stato così. Fino a non molto tempo fa, corso Vannucci e le strade circostanti erano affollate di macchine, camion e autobus invece che di pedoni. Gli edifici, oggi splendenti nelle loro tinte rosate, erano anneriti dai gas di scarico. Il traffico ostruiva le strette stradine, e gli abitanti si chiedevano come fosse possibile che la loro bella cittadina fosse diventata un tale incubo metropolitano.
Mentre le città di tutto il mondo cercano di combattere il calo della qualità della vita dovuto a un traffico sempre più intenso, vale la pena dare a Perugia per capire come la tendenza possa essere invertita.
Pur non essendo certo l'unica città europea a porre limiti rigorosi alla circolazione, Perugia mostra come anche una piccola città può trarre grossi profitti dall'investimento nelle infrastrutture a favore dei pedoni. È bastato che una serie di amministratori pubblici, urbanisti e semplici abitanti, progressisti e un po' sognatori, capissero che le difficoltà di Perugia (la posizione geografica, la necessità di tutelare il patrimonio storico) potevano essere sfruttate a vantaggio della città.
Per quanto possa sembrare incredibile, tutto è cominciato, all'inizio degli anni Ottanta, con qualche scala mobile. Sotto un parco realizzato molto più in basso rispetto al centro storico, che si trova su un promontorio roccioso a 490 metri di altitudine, gli archeologi avevano portato alla luce le strade di un antico quartiere patrizio. Per collegare la città bassa con quella alta, mostrando i resti dell'antico quartiere, fu costruita una serie di scale mobili; alla base, un parcheggio multipiano e una stazione per autobus che sembra una fermata della metropolitana senza i treni. L'accesso a corso Vannucci fu vietato a tutti i veicoli, tranne i taxi e i furgoncini per il carico e lo scarico delle merci.
Presto furono costruiti altri parcheggi serviti da scale mobili, e istituita una zona a traffico limitato (ZTL). Per accedere o parcheggiare nelle strade del centro c'è bisogno di un permesso: le telecamere ai varchi controllano tutte le targhe, e chi si avventura senza autorizzazione becca multe salate. I perugini, però, temevano che provvedimenti del genere avrebbero trasformato in un museo la loro amata città. In più, Perugia ospita ogni anno manifestazioni molto frequentate, come Umbria Jazz in luglio o Eurochocolate - un omaggio alla Perugina e ai suoi popolarissimi Baci - in ottobre. Come accogliere migliaia di visitatori senza sovraccaricare strade, parcheggi e scale mobili?
Gli amministratori cittadini valutarono le alternative. Un tempo c'era un tram che collegava la stazione ferroviaria al centro, ma era un'epoca più vivibile, in cui non c'erano tante auto sulla strada. Una metropolitana? Le colline sono troppo ripide, e certo una cittadina di 160 mila abitanti non potrebbe affrontare la spesa necessaria a costruire e gestire un sistema completo di trasporto sotterraneo. Dopo un decennio di discussioni, il comune ha deciso a favore di un sistema innovativo: un "minimetrò" lungo tre chilometri costruito da una compagnia altoatesina, la Leitner AG.
"Siamo a Perugia", dice il sindaco Wladimiro Boccali. "In una città come la nostra, così ricca di arte e storia, dovevamo fare qualcosa di originale. Il minimetrò è più di un sistema di trasporto pubblico. È architettura, tecnologia, design".
Ed è anche divertente da usare. Per chi arriva in auto c'è un grosso parcheggio ai margini della città. Una stazione del minimetrò è collegata a quella dei treni, ai piedi della collina. E il design avveniristico delle stazioni è opera dell'architetto francese Jean Nouvel, vincitore nel 2008 del prestigioso premio Pritzker per l'architettura.C'era una volta un piccolo trenino I vagoni del minimetrò passano più o meno ogni minuto. Distributori automatici multilingua vendono i biglietti, al costo di due euro l'uno (bisogna conservarli anche per l'uscita). Una piccola vettura si accosta alla fermata. Le porte di vetro si aprono. All'inizio il trenino procede su un tratto sopraelevato, poi su una ripida salita, infine entra in un tunnel.
Per la combinazione di muraglie di pietra e macchinari d'avanguardia, la prima stazione sotterranea sembra un misto tra una caverna e un set di Star Trek. Segue un tunnel illuminato che porta i viaggiatori fino al modernissimo capolinea, la stazione di Pincetto, scavata sul fianco di una collina. Da qui si può prendere un ascensore inclinato o una serie di scale mobili fino al centro medievale, con il suo labirinto di stradine, edifici pubblici e negozi.
È un progetto molto grosso per una città di queste dimensioni. Immaginare di adottarlo in Nord America è quasi impossibile: basti pensare che Dayton, in Ohio, che ha lo stesso numero di abitanti di Perugia, non solo non possiede un sistema di trasporto urbano su rotaia, ma non è nemmeno collegata alla rete ferroviaria nazionale.
"In Europa le città sono più compatte, si sono evolute in modo diverso", spiega Lee Schipper, esperto di energie alternativi e sistemi di trasporto al Precourt Energy Efficiency Center della Stanford University. "Hanno più interesse a rendere le città più vivibili anche senza macchine".
Il minimetrò non è perfetto. Il rumore disturba chi abita lungo il percorso: per questo le corse si interrompono alle 21.20, periodi di festival esclusi. Era stata progettata un'altra linea, ma la costruzione è stata rimandata a causa della crisi economica, spiega Boccali. Ma il minimetrò ha già tre milioni di passeggeri l'anno, aggiunge il sindaco, molto fiero della sua piccola città e dei suoi grandi progetti.