An unconventional farm in Umbria
di Angela Nocioni
TESTATA: L'uomo Vogue
DATA DI PUBBLICAZIONE: Aprile 2015
Filippo Montani della Fargna, fiorentino, ha 36 anni, la passione per le moto enduro e un’aria da bravo ragazzo. È nato sotto il segno dell’Acquario, il segno dell’estro artistico, ma il suo curriculum di studi è puramente economico: Economic business school di Londra prima, un’esperienza da private banker poi. "Il senso del bello l’ho comunque nel sangue" dice di sé, "ho sempre visto restaurare, costruire, arredare. Mia madre è architetto, mio nonno ingegnere. Quando mi sono trovato a scegliere come ristrutturare dei vecchi casolari per farne luoghi accoglienti, ho scoperto di saperlo fare. So scegliere i materiali, i colori e mi piace farlo".
Da nove anni vive a Villa della Genga, bella magione secentesca a Frazione Poreta, antico borgo di 180 anime affacciato sulla valle di Spoleto. È l’amministratore delle Terre di Poreta, azienda agricola e alberghiera (le Country Houses di Villa della Genga e il Borgo della Marmotta Farm Resort) creata da suo padre nelle terre da secoli proprietà della famiglia. "Era il posto preferito di un mio avo, il Cardinale Annibale della Genga. Aveva problemi polmonari e l’aria di qui era per lui molto salubre. Questo era il suo casino di caccia". Nel 1823 il cardinale fu eletto papa, prese il nome di Leone XII e la tenuta spoletina venne quasi abbandonata fino a che, tra la prima e la seconda guerra mondiale, il marchese Federico Pucci della Genga decise di farne un centro di produzione agricola.
"Tradizione che rimane. Qui produciamo un ottimo olio. In questa zona duecento anni fa si coltivava zafferano e c’era un allevamento di bachi da seta".
Da Londra a Frazione Poreta, il salto non è piccolo. "È stato un grande cambiamento, ma interessante. L’ho deciso io. Ero venuto qui a preparare la tesi di laurea. L’idea era quella di starmene un periodo isolato dal mondo a studiare soltanto. Avevo in mente un futuro professionale in una multinazionale, mi immaginavo manager in giro per il mondo. Poi ho scoperto che mi piaceva tanto questo posto. Ho visto ingegneri, nuove macchine agricole. Ho pensato di applicare i miei studi al progetto che mio padre stava sviluppando a Poreta e ho deciso di fermarmi. Certo, rispetto a tutto quello che una grande metropoli ti può offrire, qui è tutto molto diverso. A diciotto anni sono andato a studiare a Londra, dopo la laurea ho vissuto un periodo a Barcellona. Ero abituato ad amici di tante provenienze, feste, situazioni e persone sempre nuove. Lavorando qui mi sono fatto comunque nuovi amici. Anche se molti se ne sono andati. Organizzo feste: quella più informale del Festival dei due mondi di Spoleto si fa da noi. Ci sono gli artisti, gli amici. Si mescolano. Musica live, jazz, è divertente. Mi piace molto l’atmosfera che si crea prima e dopo il festival. L’ultima festa, per Halloween, è durata tre giorni. Dj coreano, uno chef di street food, tanta gente da fuori. Abbiamo mangiato gli hamburger più buoni che io abbia mai assaggiato in vita mia”.
Amore per la cucina? "Sì, tanto. Ma non so cucinare nemmeno un uovo. Non sono una persona con grandi doti pratiche. Però quando vedo una motocicletta penso a come smontarla e a come rimettere insieme i pezzi". Quindi, un meccanico mancato? "Quella sarebbe stata un’altra vita possibile. Mi piacciono molto le moto. Sono il mio antistress. Andare per queste stradine sterrate è davvero bellissimo". E Firenze? "Ci sto tornando molto spesso. Pensare che appena arrivato rimanevo a Poreta sette giorni su sette. Faccio consulenze alberghiere e a Firenze sto curando un nuovo progetto. Chissà".